Studio Didi-donne con infezione da Hiv-update maggio 2012

\"\"Menopausa precoce e aborto possono essere segnali di sieropositività. E\’ quanto emerge dallo studio Didi (Donne con infezione da Hiv), condotto da un gruppo multidisciplinare di \’donne per le donne\’ (Women for Positive Action), un progetto internazionale realizzato con il supporto incondizionato di Abbott e coordinato da Antonella D\’Arminio Monforte (Ospedale S. Paolo di Milano) e Adriana Ammassari (Inmi \’L. Spallanzani\’ di Roma).
Fonte: Adnkronos

Il team è composto da medici e da una psicologa provenienti da 18 centri clinici per le malattie infettive e mira ad approfondire gli aspetti peculiari della donna con l\’infezione da Hiv in Italia.
Attualmente nel nostro Paese una quota rilevante di individui è ignara della propria condizione di sieropositività: si stimano circa 140.000 persone con infezione da Hiv e tra queste il numero di donne è destinato a crescere.
All\’indagine conoscitiva hanno partecipato più di 580 donne sieropositive compilando un questionario dopo avere firmato il consenso informato.
L\’80% ha contratto l\’infezione da Hiv in occasione di un rapporto sessuale e il 18% è risultato di origine straniera.
Dal punto di vista socio-economico la donna intervistata nel 23% dei casi è disoccupata oppure ha un\’attività lavorativa solo saltuaria. Il reddito risulta basso, visto che il 45% delle donne riporta un reddito mensile inferiore alle 800 euro.
La metà delle donne intervistate riferisce di conoscere la propria condizione di sieropositività da più di 13 anni, il 92% riceve farmaci antiretrovirali e il 60% di queste un regime basato su inibitori della proteasi.
Da rimarcare che ben nel 12% la diagnosi di infezione da Hiv è stata posta nel corso di una gravidanza.
Questa gravissima coincidenza di eventi sottolinea l\’assoluta necessità di rendere il test per Hiv obbligatorio nelle fasi precoci di ogni gravidanza e di incentivare lo screening attivo nelle giovani donne in procinto di una maternità.
Lo studio Didi si è focalizzato anche sull\’analisi della frequenza di menopausa prematura nelle donne Hiv-positive, indagata fra le \’under 40\’.
Un periodo di amenorrea superiore ai 12 mesi è stato riferito dal 5,2% delle intervistate.
La prevalenza di menopausa prematura registrata nelle donne con infezione da Hiv è dunque risultata più elevata rispetto a quella osservata nelle donne sieronegative italiane, pubblicate da Istat (5,2% vs 1,8%).
E la principale variabile predittiva di menopausa prematura nella popolazione sieropositiva è risultata la presenza di una fase avanzata di malattia da Hiv (Aids conclamata). Altro dato emerso dallo studio riguarda le interruzioni volontarie di gravidanza: ben 284 donne (il 44%) hanno riferito di essere ricorse ad almeno un\’interruzione volontaria di gravidanza durante la loro vita.
Delle donne che avevano ricorso all\’aborto, il 58% lo ha fatto prima della diagnosi di infezione da Hiv, il 25% dopo la diagnosi, il 10% sia prima che dopo.
Due aborti sono stati riferiti da 72 donne, per un totale di tre aborti da 19 donne e per un totale superiore a 3 aborti da 30 intervistate.
Le donne con storia di almeno una interruzione volontaria di gravidanza rispetto a coloro che non avevano ricorso a tale procedura avevano probabilità più elevate di avere avuto il primo rapporto sessuale a un età pari o inferiore a 15 anni, di avere avuto una o più gravidanze, un figlio Hiv-positivo, una storia di tossicodipendenza, un\’infezione da Hiv più datata e di avere un\’età media più avanzata.
Dall\’indagine emerge un dato incorraggiante. L\’analisi temporale del ricorso all\’interruzione volontaria di gravidanza da parte delle donne Hiv-positive dopo avere ricevuto la diagnosi dell\’infezione è in sostanziale diminuzione: il tasso di aborto volontario infatti è passato dal 25.9 per 1,000 persone-anno per gli anni precedenti al 1990, al 19.1 per gli anni 1990-1999, al 9.1 per gli anni 2000-2010.
In conclusione, l\’elevata prevalenza di amenorrea nelle giovani donne Hiv-positive e il frequente ricorso all\’aborto enfatizzano la necessità di offrire sistematicamente il test per la ricerca degli anticorpi anti-Hiv in questi due contesti clinici.

Fonte: Adnkronos


Primi risultati studio DIDI

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