Forze Armate discriminano le persone con HIV

 

Comunicato stampa
Roma 10 marzo, Sala Stampa Camera dei Deputati

NPS: “Basta con le discriminazioni nelle Forze Armate italiane e negli apparati di Pubblica Sicurezza”.
“Vogliamo comportamenti e atti trasparenti nel rispetto della Costituzione e delle norme a tutela della sanità pubblica”

 

 

“Le nostre proteste, cui hanno fatto seguito ben tre interrogazioni parlamentari a firma della senatrice Bassoli e delle deputate Calipari e Concia, non sono state sufficienti a fare chiarezza sull’operato delle nostre Forze Armate, e in particolare della Marina Militare, nei confronti delle persone sieropositive”.

Così Rosaria Iardino, presidente di Nps – Network Persone Sieropositive in apertura della conferenza stampa svoltasi a Roma il 10 marzo, per chiedere il rispetto delle norme a tutela della privacy e del divieto di qualsiasi discriminazione in evidente contrasto con le norme costituzionali.
Con una decisione senza precedenti, infatti, un recente bando di concorso per allievi di prima classe dell’Accademia navale per l’anno accademico 2009-2010, ha stabilito l’esclusione dei concorrenti sieropositivi al virus Hiv.

“Abbiamo ovviamente chiesto subito chiarimenti al Ministro Ignazio La Russa – ha proseguito Iardino – ma le sue giustificazioni appaiono molto deboli nel merito dei rilievi che gli abbiamo contestato. Non appaiono infatti credibili le motivazioni alla base dell’esclusione riferite ai presunti rischi per la salute a seguito delle vaccinazioni cui sono sottoposti i militari. Sappiamo infatti, come riconosciuto dalla comunità scientifica internazionale, che per le vaccinazioni non esistono particolari rischi dovuti alla sieropositività, mentre persistono le controindicazioni comuni a qualsiasi soggetto non sieropositivo”.

“Per quanto riguarda poi il merito della questione – ha aggiunto Iardino – e cioè il diritto alla riservatezza dei test Hiv, riteniamo opportuno riportare quanto scritto non da noi ma nel sito del Ministero della Salute: “Al lavoratore o alla persona che effettua una selezione per l’assunzione non può essere chiesto di sottoporsi all’esecuzione del test Hiv non si possono effettuare test Hiv durante la visita di leva o il servizio militare”.

Tra l’altro, quanto accaduto nella Marina Militare, non è un caso isolato. È infatti solo l’ultimo episodio a conferma della tendenza progressiva e sistematica, confermata anche in una delle risposte fornite dal Ministro della Difesa alle suddette interrogazioni parlamentari, alla rimozione dalle fila delle Forze Armate e della Pubblica Sicurezza di tutti i candidati all’arruolamento che risultino essere sieropositivi.

Un atteggiamento fortemente lesivo dei diritti della persona, così come stabilito dalla legge sull’Aids del 1990 che prevede precise norme a tutela della riservatezza dei dati sanitari e a garanzia della non discriminazione di tutti i lavoratori e di tutti i candidati all’assunzione.
Una linea confermata anche dalla Corte Costituzionale nel 1994, che "pur giustificando l’esecuzione di accertamenti sanitari in situazioni sensibili per la salute collettiva e per la protezione di terzi, ribadiva comunque che non si potessero mai attuare controlli sanitari indiscriminati, di massa o per categorie di soggetti, ma di accertamenti circoscritti sia nella determinazione di coloro che vi possono essere tenuti (…) sia nel contenuto degli esami. Questi devono essere funzionalmente collegati alla verifica dell’idoneità all’espletamento di quelle specifiche attività e riservati a chi ad esse è, o intende essere, addetto".
La Corte precisava inoltre che i trattamenti sanitari trovano sempre un limite invalicabile nel rispetto della dignità della persona, anche al fine di “contrastare il rischio di emarginazione nella vita lavorativa e di relazione”.

“Sulla base di queste considerazioni – ha sottolineato infine Iardino – riteniamo che il Governo italiano debba assumere una posizione chiara e trasparente sulla vicenda non limitandosi a risposte burocratiche che non risolvono il nodo di quella che appare essere una palese discriminazione nei confronti di alcuni cittadini italiani rispetto ad altri”.

 

 

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Scarica gli interventi delle parlamentari Fiorenza Bassoli, Rosa Maria Villecco Calipari e Anna Paola Concia

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Rassegna stampa

Repubblica.it 10 marzo