Giovanardi si occupi della salute dei tossicodipendenti nelle carceri


Dichiarazione di Rosaria Iardino, presidente del Network Persone Sieropositive


“Il fatto che Stefano Cucchi fosse un tossicodipendente nulla toglie all’assurdità  della sua morte avvenuta nell’arco dei pochi giorni entro i quali è stato “ospite” dell’amministrazione giudiziaria.
Al contrario, il fatto di essere un soggetto dipendente dalla droga avrebbe dovuto far scattare specifiche forme di tutela e salvaguardia della sua salute da parte delle diverse autorità  pubbliche con le quali egli è venuto a contatto in quei giorni.
La morte di Cucchi, quindi, al di là  del dramma e delle responsabilità  specifiche che mi auguro siano al più presto accertate, ripropone in tutta evidenza le carenze della sanità  penitenziaria italiana.

Un problema per il quale resta ancora di fatto lettera morta l’accordo Stato Regioni del 21 marzo 2008, con il quale era stata stabilita l’equiparazione sotto il profilo della tutela del diritto alla salute tra i cittadini in stato di detenzione e tutti gli altri utenti del Ssn. L’obiettivo era quello di una più efficace assistenza sanitaria, migliorando la qualità  delle prestazioni di diagnosi, cura e riabilitazione negli istituti penitenziari.
Di tutto questo non se ne parla più e a quanto risulta solo in pochissime realtà  quell’accordo è diventato realmente operativo.
Penso che il sottosegretario Giovanardi, anzichà© lanciarsi in diagnosi di morte inaccettabili e assolutamente improprie, farebbe bene ad occuparsi di come siano realmente assistite le migliaia di cittadini tossicodipendenti nelle carceri, di cui molti in attesa di giudizio come lo era Stefano Cucchi”.