Poche tutele per militari contro contro Hiv e Tubercolosi


Marina Militare. La denuncia:  "Poche tutele per militari contro Hiv e Tubercolosi".
No alle discriminazioni per l’idoneità

Fonte: Quotidianosanità

 

Il problema sollevato per l’operazione Mare Nostrum, era già stato segnalato in occasione del terremoto ad Haiti nel 2010, quando al personale non era stato garantita la profilassi post esposizione all’hiv, pur avendo assistito, anche chirurgicamente, persone sieroignote. Torna a far discutere anche il tema dell’idoneità dei sieropositivi alla carriera militare.

 

E oltre alle preoccupazioni per possibili rischi per la propria salute durante il lavoro, continuano a esserci denunce, sempre all’interno delle Forze Armate, di richieste di test dell’hiv non solo per bandi di concorso di 1° nomina, ma anche per quelli interni per l’avanzamento di carriera, nonché di controlli periodici sull’hiv più soft per i dirigenti, e più stringenti per i non graduati. “Il fatto è che – spiega Matteo Schwarz, consulente legale del Network persone sieropositive (Nps) – c’è un problema di compatibilità tra la sieropositività e la carica militare. La legge 135/90 stabilisce delle norme precise, che vietano l’accertamento dello stato sierologico sia dei dipendenti che nelle procedure ai fini dell’assunzione. La sentenza della Corte Costituzionale del ’94 ha poi detto che, nel caso alcune attività lavorative comportino rischi di trasmissione dell’infezione verso terzi, come le professioni sanitarie e militari, dovrebbe essere prevista la possibilità del datore di lavoro di richiedere all’interessato l’esecuzione del test. Ma la Corte ha espressamente negato il test di massa e per categoria di persone, indicando invece una valutazione caso per caso sulla compatibilità tra le mansioni e la sieropositività”. La sentenza quindi non è un lasciapassare per fare il test dell’hiv ai concorsi.
 

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