Dalla cronaca di Ravenna-1 giugno 2011

Questa settimana l’hiv è tornato alla ribalta della cronaca nella nostra provincia con una notizia che lascia un senso di rabbia mista ad impotenza.

Un uomo sieropositivo da anni si è suicidato dopo aver ricevuto la notizia della morte della moglie, da lui contagiata.
Otto anni di convivenza tacendo la propria patologia fino al giorno in cui, circa un anno fa, la donna per accertare l’origine dei suoi continui malesseri si è sottoposta a vari esami tra i quali il test hiv che è risultato positivo.
La situazione immunologica era però troppo compromessa e a nulla sono servite le cure.

La notizia-Potete leggerla cliccando qui – termina con la descrizione del tipo di reato,quando in ambito familiare viene taciuta una patologia che può nuocere gravemente alla salute del partner, visto che la procura aveva avviato un’indagine a seguito della querela sporta dalla donna, ma non è su questi aspetti legali che vale la pena di ragionare.

Ma sul perchè accadono ancora questi fatti.
Cercare colpe e colpevoli in questo caso porta lontano e forse è anche il caso di rivedere alcune certezze che sono apparse da qualche tempo sulla stampa scientifica.

Ad esempio la possibilità di contagio del partner quando la persona sieropositiva è in terapia efficace, con viremia azzerata.
Gli studi condotti che mostrano quanto sia improbabile un contagio se la viremia è irrilevabile, sono certamente importanti, ma l’improbabilità non è sinonimo di impossibilità.
Quando siamo nella vita reale e non in uno studio di laboratorio, anche l’improbabilità può valere una vita.
Anzi, due vite in questo caso.

Non sappiamo nè sapremo mai se l’uomo in questione aveva la viremia irrilevabile, ma considerata la sua ‘buona salute’ riportata dall’articolo c’è da pensare che fosse in terapia e che questa funzionasse.
Che magari sia anche passato per la mente di quell’uomo che ‘forse’ tacere poteva non essere così grave…
Ma sempre dalla ricerca abbiamo anche letto che bastano due giorni di pausa terapeutica per far risalire la carica virale e sappiamo anche quanto sia variabile questo valore.
Si possono fare tutte le supposizioni possibili, ma nessuna può cambiare la realtà dei fatti.

La carenza di informazioni corrette, la mancanza di un supporto che talvolta, anche se presente sul territorio viene ignorato, il silenzio e la paura di un rifiuto hanno creato un cocktail micidiale.
Sono passati 30 anni da quel giugno 1981 quando ci si cominciò a parlare di questo virus ed in barba a tutte le tonnellate di frasi che ripetono che l’hiv non fa più paura, che di aids non si muore più ci troviamo davanti a questa notizia che ci lascia senza parole.
Resta solo un’ amara sensazione di sconfitta.

Alessandro, Silvia, Luca
NPS Emilia Romagna Onlus
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