Diario di viaggio al congresso mondiale

Diario di viaggio al congresso mondiale

di Ada Moznich

Sono arrivata alla sera del 2 Agosto, l’aeroporto era affollato di delegati, sembrava che arrivassero tutti in quel momento. Ci sono volute più di due ore per uscire dalla bolgia. Città del Messico è grandissima, credevo che fosse una leggenda metropolitana quella che dice che non si riesce a vedere la fine della città, invece è vero, dall’aereo è una distesa infinita di case, fitte fitte, l’unica limitazione all’orizzonte le montagne, ma da lontano.

Talmente lontano che si confondono con l’orizzonte stesso. L’aereo ha girato intorno alla città e in ogni direzione c’era lo stesso panorama, un’infinità di case, l’aereo è poi atterrato sorvolandone i tetti.

Il taxista dice che ci sono ben oltre 24 milioni di abitanti ma che i messicani sono delle brave persone: gioviali, amichevoli, a cui piace divertirsi. Naturalmente ci sono problemi con i cellulari: non si riesce a tenere un gestore fisso, sono un po’ ballerini e ogni tanto bisogna avere la pazienza di riconfigurare la rete, non so se è normale per loro ma gli stranieri stanno diventando pazzi.

Oggi 3 agosto comincia il congresso, l’inaugurazione sarà questa sera ma i lavori sono già partiti. In questo momento mi trovo in sala stampa con un’amica giornalista, Enrica, mia compagna di viaggio.

La sala durante il giorno si è riempita ed ora stiamo tutti aspettando di vedere in collegamento l’inaugurazione dai monitor. Anch’io la seguirò da qui, perché all’auditorium dove si tiene l’inaugurazione c’è la confusione più totale, una marea di persone, ed è tutto super blindato con tanto di controllo documento e divieto di introdurre borse e bottiglie di qualsiasi genere. Tra dieci minuti si comincia, qui sono le sei di sera, da voi invece è l’una di notte e io comincio a risentire dello sbalzo d’ora.

4 Agosto: ora sono veramente partiti i lavori, non vi sto a tediare con i comunicati, quelli li leggete sui giornali. Qui c’è tutta la stampa nazionale: io stessa ho come compagna di viaggio una simpatica giornalista dell’ANSA, Enrica, che ieri mi ha fatta entrare con lei in sala stampa per seguire la cerimonia di apertura. Ho conosciuto anche l’inviata del Corriere della sera, un po’ altezzosa, che si lamentava continuamente per la temperatura nella sala stampa.
Questa mattina dovevo assolutamente parlare con Enrica ma non mi volevano far entrare in sala stampa, ieri non c’erano problemi ma ancora i lavori dovevano partire, oggi invece hanno stretto le fila ma con un po’ d’insistenza e grazie alla gentilezza delle ragazze messicane, le volontarie messe a disposizione dall’organizzazione del congresso per agevolare i delegati, sono riuscita ad entrare e mi sono resa conto del numero inviati presenti e del movimento per la caccia alle notizie che poi voi potrete leggere tranquillamente seduti in poltrona.  Adesso è chiaro il motivo per cui sono così severi rispetto agli ingressi.

Questa mattina mi sono fatta un giro nella sala che chiamo la “fiera dell’AIDS”, dove ci sono alcuni stand delle case farmaceutiche e molti altri delle ONG istituzionali.

Non ci sono molti gadget in omaggio perché sono costosi, ho preso solo qualche spillina e un bicchierino pieno di pastigliette. Sembravano quelle della terapia, ma poi ho scoperto che erano cioccolatini tipo smarties che copiavano le pastiglie della terapia HAART.

Naturalmente c’erano anche i cinesi…. Sono pazzeschi! Loro i gadget li facevano pagare, il business ce l’hanno nel sangue. La cosa davvero piacevole è che hanno organizzato un posto di ristoro per i pazienti interamente gratuito, con una saletta dedicata ai massaggi rilassanti, mi sa che domani mi organizzo per passare una mezz’oretta a farmi coccolare…

Stamattina, 5 Agosto, ho disertato i lavori -:))
Con un paio di compagni di viaggio ci siamo concessi una passeggiata in alcune via della città, diciamo uno spazio grande come la nostra Pordenone periferia compresa. La prima impressione avuta sorvolando la città era assolutamente realistica, Ciudad de Mexico è enorme, la nostra guida dice che per avere un’idea della grandezza bisogna immaginare un triangolo che parte da Torino arriva a Milano e finisce a Genova. Beh, io ho visitato un francobollo!
Abbiamo passeggiato per un bellissimo parco, lungo i suoi viali sostano bancarelle di ogni tipo e ci sono artisti di strada con i più incredibili costumi. Poi siamo finiti al museo di arte moderna e ci siamo fati un giro con la speranza di vedere qualche quadro di Frida Khalo, nota pittrice dell\’inizio del ventesimo secolo, compagna di un altro noto pittore messicano, Diego Ribera. Con nostro grande dispiacere non abbiamo trovato niente perché quest\’anno si festeggia il centenario della nascita e i suoi quadri sono in giro per il mondo in tournée.

Abbiamo deciso di fare il viaggio verso il congresso in metro: ragazzi, un’avventura!! C\’è un mondo sotterraneo parallelo a quello esterno, una moltitudine di persone che si muove sotto terra dentro questa mega metropolitana; quelle che ho visto sino ad ora, comprese quelle di Londra e Berlino, per non parlare delle nostre italiane, non sono niente a confronto. I passaggi, o meglio i tunnel di collegamento tra un piano e l\’altro, tra una linea e l\’altra, sono delle vere e proprie strade a doppia corsia dove la moltitudine umana si sposta. La gente poi è incredibile, avevo voglia di fotografare tutti ma non è il posto più indicato per tirare fuori una macchina fotografica. La cosa tristissima è la povertà che dilaga, dentro i metrò cercavano di venderci qualsiasi cosa, continuamente, come una catena. Passavano da una carrozza all\’altra, le carrozze non sono divise come le nostre, lasciando il posto al venditore successivo. Il personaggio più bello che abbiamo incontrato è stato un vecchietto con tanto di cappello a tesa larga e maglione bucato, profonde rughe sul viso segnate dal sole e un’aria serafica nonostante tutto.

La povertà qui è inquietante, stringe il cuore, lascia l\’amaro in bocca e ti fa pensare alla fortuna che abbiamo noi, nati nel florido nordest; giuro che quando torno, se sento qualcuno lamentarsi, gli do una scarpata sul sedere.

Dopo un’ora abbondante di viaggio sottoterra siamo finalmente arrivati al congresso e ci siamo rimessi al lavoro, Margherita è andata a seguire le sessioni interessanti del pomeriggio, io e Sarah abbiamo controllato e spedito i report per il portale e abbiamo organizzato il lavoro di domani. Ora sono le 19.50, le 02.50 in Italia, io non so se ho fame o sonno, so solo che mi sento stordita, quasi ubriaca.

6 agosto, siamo quasi in dirittura d\’arrivo. Il congresso volge alla fine, le persone sono sempre in frenetico movimento, le sessioni continuano e oggi si è presentato all\’appello anche il corteo di protesta: un’associazione messicana ha sfilato contro una casa farmaceutica perché il costo del loro farmaco, che per giunta è un ottimo farmaco che dà buoni risultati, è troppo caro per la realtà dell\’America Latina.

I manifestanti erano tutti vestiti di nero con la maschera della morte sul viso, gridavano in lingua locale ma si capiva bene con chi erano arrabbiati.

Io mi sono dedicata al “Global Village”, una sorta di porto franco all\’interno del congresso aperto al pubblico, mentre per entrare al congresso bisogna essere iscritti.

 All’interno c’è una miriade di piccole associazioni di tutto il mondo, coloratissime, c’è musica, ci sono mercatini.

Il tema naturalmente è sempre quello della lotta all\’AIDS. I prodotti in vendita sono frutto del lavoro delle associazioni e il denaro raccolto serve per l’autofinanziamento. C\’è di tutto, dalle splendide spille con fiocco in perline fatte dalle donne africane alle più svariate magliette, ai pupazzi e chi più ne ha più ne metta.

Ci sono anche spettacoli, una bravissima cantante Hip-hop ha fatto un divertentissimo show con pezzi contro la discriminazione, il pubblico era in delirio e rispondeva con entusiasmo ai suoi richiami.

Gli indios locali si sono riuniti al centro dello spazio e con i loro costumi e riti facevano makumbe per scacciare gli spiriti malvagi dalle persone, molti si prestavano al gioco consapevoli che questo non basta per scacciare la bestia nera, ma la speranza può servire a pensare “positivo”.

Il Global Village sembra un mondo a parte e molto allegro che fa pensare che ci possa essere anche un lato positivo dentro il dramma.

Ho concluso la serata all\’interno del congresso, dove una simpatica associazione spagnola ha fatto una dimostrazione molto divertente con dei pupazzi che rappresentavano gli organi genitali femminili e maschili. La scenetta spiegava come bisogna usare il condom, che è il termine inglese per preservativo, sia quello maschile sia quello, poco conosciuto, femminile.
E’ la stessa dimostrazione che i ragazzi dell’associazione utilizzano anche durante gli interventi di prevenzione nelle scuole, per spiegare l\’importanza di proteggersi. La loro performance è stata seguita e applaudita da moltissime persone.

7 agosto, siamo proprio arrivati alla fine, domani ci sarà solo la cerimonia di chiusura che purtroppo non riuscirò a seguire perché sarò in partenza.

Da questo convegno non sono emerse grandi novità per quanto riguarda gli aspetti scientifici, infatti ormai il congresso di Glasgow e il CROI americano sono gli appuntamenti designati per parlare delle nuove scoperte.
Questo congresso rimane però il maggiore momento di confronto per tutte le parti psico/sociali che si occupano di Aids e rappresenta inoltre un gigantesco evento mediatico di cui tutto il mondo parla.
Purtroppo rimane l’unica occasione, insieme al 1° dicembre, in cui la stampa mondiale si occupa dell’Hiv/Aids, nonostante la pandemia sia ben lontana dall’essere sconfitta.

Gli espositori hanno iniziato a smontare gli stand, i poster ormai sono stati impacchettati e i delegati presenti sono in numero decisamente inferiore ai giorni scorsi, qualcuno forse ha approfittato delle ultime ore per fare un giro in città e altri saranno già in viaggio. Un gruppo di ragazzi brasiliani ha salutato il congresso con uno spettacolo coloratissimo.

Mi sento veramente stanca ma devo dire che sono anche molto soddisfatta, nonostante l’ansia dei giorni precedenti al viaggio. Avrò un bellissimo ricordo di questa incredibile, sconfinata città e della gente che ho incontrato. Vi lascio in regalo un piccolo album di foto ricordo e vi do appuntamento per il prossimo congresso mondiale, che si terrà vicino a casa, a Vienna, nel 2010.

Dalla vostra inviata Ada Moznich

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