Nel mondo calano i decessi ma non le nuove infezioni

Il numero delle persone uccise dall’Aids nel mondo e’ leggermente diminuito nel 2007, per il secondo anno consecutivo, dopo essere costantemente cresciuto per oltre venti anni, ma se i dati sui decessi sono incoraggianti quelli relativi ai nuovi casi e al numero totale di persone infettate resta preoccupante.

A svelarlo sono i dati resi noti a Ginevra dall’agenzia per la lotta contro l’Aids delle Nazioni Unite, UNAIDS.

Questo, ammoniscono gli esperti, non significa che l’epidemia di Aids nel mondo sia sotto controllo, ma che e’ aumentato il numero delle persone in trattamento e la loro aspettativa di vita si e’ livellata sul numero dei nuovi casi e dei decessi. Molto ancora bisogna fare per contrastare l’Aids, dicono gli scienziati dell’Onu.
Secondo i rappresentati di alcune organizzazioni non governative che collaborano con il programma delle Nazioni Unite, il rapporto e’ la dimostrazione che gli “sforzi fatti nella prevenzione in questi anni, soprattutto nell’Africa Subsahariana, stanno dando i loro primi risultati positivi”.

Nel 2007 i decessi per Aids sono stati in tutto circa 2 milioni, contro i 2,1 milioni dell’anno precedente. Nel 2005 si era raggiunto il picco dei 2,2 milioni di morti.

Se i dati sui decessi sono incoraggianti quelli relativi ai nuovi casi e al numero totale di persone infettate resta preoccupante.
Oggi, sono 7.500 circa le persone che contraggono l’infezione ogni giorno, nuovi contagi che portano il numero globale dei sieropositivi a 33 milioni.

Il numero di nuovi casi continua a crescere in paesi come la Cina, l’Indonesia, il Kenya, il Mozambico, la Papua-Nuova Guinea, la Russia, l’Ucraina e il Vietnam.
E riprende a salire in alcuni vecchi focolai: Germania, Regno Unito e Australia.
L’Africa si conferma il continente più colpito: 22 milioni di persone positive all’Hiv (il 67 per cento di tutti gli infetti a livello globale) vivono infatti al di sotto del deserto del Sahara.
Come anche il 90 per cento dei 2 milioni di bambini sieropositivi nel mondo (in aumento dal 2001, in cui erano 1,6 milioni). Le donne africane, inoltre, rappresentano il 75 per cento dei giovani infetti.

L’Italia, invece, vede aumentare il numero totale di persone che convivono con l’Hiv ““ sono 150mila i sieropositivi, diecimila in più rispetto al 2001 – ma sono in netto calo i decessi (da tremila morti, si scende a circa duemila all’anno). La tendenza europea è simile: dai 610mila del 2001, gli infetti salgono a 730mila, mentre i decessi, da 9.600, si riducono fino a ottomila. In generale, la percentuale di persone con Hiv, rispetto alla popolazione totale, rimane stabile allo 0,3 per cento.

L’adozione più diffusa di trattamenti anti-retrovirali in paesi con basso e medio reddito pro capite, sostiene il rapporto, sarebbe la principale causa del decremento del numero di morti. La Namibia, per esempio, tra il 2003 e il 2007, ha aumentato il numero di persone sotto terapia dall’1 per cento all’88 per cento.

“I risultati a breve termine, che hanno portato a salvare delle vite”, conclude Peter Piot, direttore esecutivo dell’Unaids, “devono servire come trampolino per rinvigorire gli sforzi nei confronti di trattamento e prevenzione, e sostenerli nel lungo periodo”

 

Fonti: AGI-Galileo.net