Henry ed Edward

Henry ed Edward
di Pino Zumbo

È notte fonda, il freddo polare.
Sebastiano guarda scorrere le immagini alla tv, eclissato sotto il piumone.
Guarda senza vedere. Non gliene può fregare di meno.
I fotogrammi e i dialoghi si susseguono vuoti, lui ha il cervello altrove. Pensa, riflette, pondera.
Alla fine di ogni fottuto anno, il tempo di bilanci si fa’ fisiologico.
Il primo anno della seconda decade del terzo millennio è agli sgoccioli.
Un altro anno… uno in più, da aggiungere alla sequela, con le sue speranze, le illusioni, i drammi.
La sua città è andata sott’acqua, il suo quartiere devastato, nella sua via sono morte sei persone, tra cui due povere bambine. Monterosso non esiste praticamente più, le cinque terre sono state spianate, Sebastiano ama tanto la sua terra e la sua gente, il suo clima, il suo carattere.

S’accende una canna d’erba e sorseggia un bicchiere di Cagnina.
Qualche amico è passato a miglior vita (l’Aids continua a reclamare il suo raccapricciante tributo).
Anche molti altri, compreso qualche genio e alcuni pezzi di merda, si sono accomiatati dall’aldiquà.
C’è stata l’inaspettata e benarrivata primavera araba, le dittature nordafricane sono cadute come in un domino, una dietro l’altra, e non è ancora finita, il Siria la rivolta continua, e prima o poi toccherà anche agli altri. Gheddafi è stato stanato e ammazzato come un topo braccato nello scolo di una fogna. Al ‘caro leader’ Kim Jong-il, il boia coreano, ci ha pensato la natura.
È stato grottesco, tragicomico, assistere alla costrizione del finto strazio della sua povera popolazione. Purtroppo se n’è andato anche Supersic, Dio bò…mancherà un casino a tutti.
Lascia un grande vuoto, sia come persona, che come campione.
Giorgio Bocca, ha scelto il giorno di Natale per la sua dipartita. Un gigante tra nani, un uomo che con coerenza e spirito, continuava a mantenere lucidamente il cervello collegato col culo.
Steve Jobs ha dovuto arrendersi ad un male, che soldi, tecnologia e potere non potevano debellare.
Amy Winehouse ha raggiunto lo scopo che si era prefissata agli albori, senza farsi sconti, ha voluto coscientemente stupefarsi, bruciare la candela da due parti, facendo più luce possibile prima di sparire nell’eternità. L’eccesso, come unico sedativo, come unico modo di starci dentro.
Voleva raggiungere i più grandi nel club dei 27, quello dei dannati, c’è riuscita, spero si trovi bene.
Certo avrei preferito ci lasciasse ancora qualcosa di notevole, alla sua portata, prima di correre a braccia aperte verso l’inevitabile, ma quando è l’ora di andare, non ci sono cazzi.
Dopo quasi un fottuto ventennio, surreale abominevole e assurdo, questo è finalmente l’anno che ha visto la caduta degli Dei. Berluscane con la sua muta di cagne e cicisbei da cortile, è caduto.
Tra le macerie in fiamme, ma è finalmente crollato. Non prima però, di essere stato costretto dagli eventi che aveva creato. Perfino gli stessi garzoni da bottega che si era comprato, gli hanno girato il culo, ma solo dopo aver arraffato il più possibile e raso al suolo tutto.
Diritti, credito, lavoro, dignità, economia, etica, solidarietà, onestà. Una vera merda. Un buco nero.
Quest’anno ricorre anche il trentesimo anno dell’avvento dell’Aids.
Trenta inutili anni di prevenzione, informazione.
Il 1 Dicembre, giornata mondiale Aids… mi scappa da ridere… riso amaro.
In Italia è ormai un rito senza senso, ogni anno, ci mostrano il trafiletto ipocrita nei media, quello per sentirsi apposto, le solite immagini dei poveri bambini africani, mangiati da mosche e sfiga. Come se l’aids fosse davvero, come dice qualche stronzo della Lega Nord, solo un problema africano. Sta minchia, è solo un problema africano.
Due italiani ogni giorno s’infettano nelle nostre strade, nelle nostre case, nelle nostre città, tra la nostra gente, nel nostro belpaese del bengodi del cazzo.
L’unica cosa certa, in questi trent’anni inutili, è il persistere del “tabù” preservativo.
E’ sconcertante l’assoluta mancanza di strategia e contenuti che le istituzioni italiane preposte alla tutela della salute pubblica, la comunità scientifica e il mondo associativo, hanno dimostrato in occasione di questo fottuto ed ipocrita 1 Dicembre 2011.
Il nostro Paese ha ormai perso, ad ogni livello, la capacità di pensare e formulare proposte concrete.
Il giorno prima, si sono tenuti due incontri tra mondo politico, medici e associazioni.
Entrambi ai massimi livelli istituzionali, a pochi giorni dall’insediamento del nuovo governo.
Presso il Ministero della Salute e alla Camera dei Deputati, dove il presidente Fini ha incontrato i rappresentanti delle associazioni del coordinamento romano Hiv assieme al vice sindaco, Belviso.
Al Ministero della Salute, si parla di emergenze, di priorità, di prevenzione.
Le associazioni nazionali sono tutte presenti, così gli specialisti e l’alta dirigenza del dicastero.
L’unico assente, è lui, il profilattico, il preservativo, il condom, il gondone, il guanto, il gommino, comunque lo si voglia chiamare. Non viene nominato da nessuno, mai.
Le cazzate irresponsabili ottuse e idiote che propina la chiesa sono qualcosa di anacronistico, pericoloso, aberrante, ma che il mondo politico e laico debba soggiogarsi ad essa, è incomprensibile e ingiustificabile, specie per lo spirito cristiano, e/o comunque di qualsiasi ‘religione’ degna di questo nome. Non un solo accenno, neppure uno, magari a mezza bocca, all’unica efficace barriera per contrastare l’Aids e le molte altre malattie sessualmente trasmissibili.
L’unico mezzo opportuno, che permette di conciliare attività sessuale e profilassi.
Oggi è ormai acclarato, non presupposto, che la stragrande maggioranza dei contagi avviene per via sessuale, tra tutte le classi e le categorie sociali, a prescindere dalle proprie preferenze sessuali.
E invece no, cazzo. Scena muta!
Tutti parlano esclusivamente dell’importanza delle terapie antiretrovirali, del test.
Certo è indubbia, fondamentale, l’importanza di testarsi ma…
Il test è in grado forse di prevenire le infezioni?
Come direbbe Frengo e stop… “Non penzo proprio..”
Il preservativo sì, comunque, dovunque, e a prescindere.
La terapia antiretrovirale riduce le infezioni, verissimo, e grazie a queste terapie, oggi l’Aids non ha scadenze mortali come un tempo (neppure troppo remoto).
In molti parlano trionfalisticamente di cronicizzazione… un’affermazione degna di una lunghissima e dettagliata riflessione, che ora non è il momento di sviscerare appieno.
Forse non ci rendiamo conto, che gran parte dell’elevatissima spesa di queste indispensabili terapie, che tante infezioni, potrebbero essere evitate con la semplice e banale prevenzione, a costo zero per la comunità, con il semplice uso del preservativo?
Andrebbe urlato ai quattro venti, inciso come undicesimo comandamento, altro che osteggiarlo.
Invece? Silenzio imbarazzato e imbarazzante.
L’associazionismo, che con le sue battaglie è da sempre la spina dorsale del contrasto alla diffusione del virus, ma credo abbia perso la sua capacità di veicolare messaggi chiari.
Alla Camera, Fini e la vice sindaco, hanno ricevuto i rappresentanti delle associazioni.
Peccato che l’illustre ospite e la rappresentante del Comune di Roma, sbrigati i convenevoli e fatto il loro stucchevole discorso di benvenuto, abbiano subito preso commiato dai loro interlocutori qualificati, costituito da attivisti e rappresentanti impegnati nella lotta all’Aids.
Ai quali non è restato altro, che pronunciare le proprie denunce e proposte tra loro, che conoscono a memoria la situazione. Quale dunque, l’utilità dell’iniziativa? 
Henry ed Edward si conoscono molto bene, da sempre.
Convivono nello stesso stronzo da mezzo secolo.
Lo stronzo vive arroccato nella sua solitudine, senza contraddittorio.
La depressione domina, il subconscio brancola, la mente corre.
Sono giorni difficili per Sebastiano. Quelli di festa specialmente.
Forse avrebbe potuto affrontarli diversamente, ma non ha più molta voglia di ribellarsi a nulla.
Ha deciso di prendere quello che viene. Preferisce starsene per i cazzi suoi, da solo, per ora. Illusioni e delusioni si sono moltiplicate, conclamandosi e fondendosi in una stretta asfissiante.
Troppe e tutte insieme, in un momento del cazzo, che pare non finisca mai, un istante che perdura da mezzo secolo, un attimo lungo un eternità. Feste, ferie, feriali, festivi… non c’è scampo.
Per lui la vita, ha perso gran parte del suo significato originale.
È diventata un supplizio che non finisce mai, ci ha provato, eccome se ci ha provato, in questi decenni, a svoltare un’esistenza grottesca, malata, stancante, iniqua, assurda, anche per una squama infettiva da suburra come lui.
Le delusioni, la malattia, l’esistenza in generale, lo hanno fiaccato troppo.
Si sente vuoto, come un conto da dove si è continuato a prelevare, senza versare mai.
Prima è andato profondamente in rosso, e poi si è estinto, naturalmente, inevitabilmente.
Alla fine non c’è rimasto niente, non è neanche tanto una questione di depressione o solitudine, è sostanzialmente una questione di sfiga perpetua, di malanove indelebili, di solco tracciato, di binario segnato, di sorte avversa che non ha pietà, beffarda e priva di discernimento.
Or dunque concludendo: Al destino che viene… rassegnarsi conviene…
Non si può combattere per sempre contro i mulini a vento, specie quando si è esausti.
Chi nasce tondo, non può morire quadrato.
Certo Sebastiano, non era un pusillanime, anzi, con le carte di merda che il destino gli ha fatto pescare dal mazzo truccato, s’è barcamenato fin troppo per le sue risibili possibilità, ma la realtà, il risultato, malgrado gli sforzi, non è mai cambiato. Una vita alla ricerca di un sogno, aggrappato ad una speranza, alla fede, alla ricerca di un porto amico, dove poter riposare sereno e appagato.
Una ricompensa per una vita impregnata di dolore, sofferenze, malattia, riscattata dalla redenzione, sopravvissuta con onestà, inseguendo il bene.
Chi è sopravvissuto nel fango, tende a guardare le stelle.
Sebastiano si sente un relitto senza più timone né vele, alla deriva, in balia della risacca.
Nessun porto amico, davanti all’isola che non c’è.
Ma per quanto Edward tiri a smontare tutto quanto, Henry lo fronteggia con sicurezza.
Una volta, quando lo stronzo era solo un babanetto inconsapevole, Edward non aveva rivali.
Henry veniva puntualmente preso a calci nel culo, e in qualsiasi caso, non c’era battaglia.
Edward vinceva sempre a mani basse, trionfava per manifesta superiorità.
Alla fine del primo tempo, la partita era già finita, sempre.
Forse era la giovane età, forse la droga, forse un carattere di merda, sicuramente adeguato per la vita che conduceva, ma che lo allontanava sempre più dal contesto reale, dalla fottuta società del cazzo.
Ma un giorno di tanti anni fa, Henry cominciò a combattere con più convinzione e alla fine, dopo molti scontri all’ultimo sangue, ne uscì vincente. Adesso convivono senza darsi troppo addosso, perché si conoscono a memoria e si temono a vicenda, non ci sono più incontri scontati.
Ma è sempre una bella lotta, specie quando Sebastiano sta male, come in questo caso, fisicamente e moralmente. Edward è malvagio, bastardo dentro, fuori e pure intorno. Il cattivo esempio.
Henry è buono, molto buono, pure troppo. Sono il bianco e nero, il bene e il male. Il doppio.
Entrambi convivono e lottano per avere la meglio sul destino della testa di cazzo da competizione annichilita davanti alla tv, un bel cimento. Edward sogghigna, ha qualcosa da commentare:
“In questo periodo il nostro borderline, mi sembra piuttosto alla frutta, anzi…al caffè, e se continua così dopo aver pagato il conto, arriverà presto al taxi. Non riesco a credere alle stronzate che gli frullano tra quelle meningi atrofizzate, rimaste incrostate nel suo cervello inutile.”
Henry ribatte senza indugi:
“Lui è come il mare che adora, che infrangendosi contro gli scogli, trova sempre la forza di riprovarci. In ogni istante della sua vita, ha mantenuto un piede nella favola e l’altro nell’abisso.”
Edward risponde strafottente:
“Svegliati, rimbambito. Lui vive da sempre col culo tra le fiamme, certe cose, sono più forti degli uomini, come l’amore, la solitudine, la depressine, il disagio, la malattia, la miseria.”
“Che cazzo ne vuoi sapere tu, dell’amore? A te la testa, serve solo per separare le orecchie.”
Il bastardone, va giù subito pesante:
“Bhò certe cose, mi sembrano sensate solo quando sono sbronzo. Come si fa’ a essere ottimisti come te, davanti a questa deriva inarrestabile? Pregare, sperare di continuare a sopravvivere…per fare che? Per arrivare dove? E soprattutto, perché? Che senso ha lottare per prolungare un agonia costante, senza tregua, senza scampo? E’ come addormentarsi sulla neve…”
Henry non si scompone:
“È depresso, provato dalla solitudine e piegato dai fallimenti sentimentali. Non è facile passare il Natale da solo, davanti ad un barattolo di Nutella, come pranzo e cenone… vorrebbe solamente essere semplicemente se stesso, senza vergognarsene.”
Sebastiano ha fatto un cifra di cazzate nella sua vita, ma quello che l’ha spinto altrove sono stati i sentimenti e la miseria, vive da esule, sballottato da un posto all’altro dello stivale, gli manca la sua adorata terra, che odora di salmastro e basilico, di mugugno e schiettezza, di caparbietà e tenacia.
Ama la sua gente, le sue origini, pregi e difetti, limiti e potenzialità.
Avrebbe bisogno di tornare a fidarsi finalmente di qualcuno, non si può vivere sempre con la guardia alzata, imbruttito dal dubbio, logorato dalla mancanza.
“Henry… tu fai diventare tutto patetico e grottesco.”
“Sei tu che sei una bestia, idiota. Non è solo una questione di nostalgia. Lui è un sognatore.
Un sensibile, le piste cicatrizzate che gli percorrono come sentieri le magre braccia, lo testimoniano ai posteri. Per dirla alla Coelho, gli incontri più importanti, sono creati dalle anime, ancor prima che i corpi s’incontrino. Quando incontriamo qualcuno e c’innamoriamo, abbiamo come l’impressione che tutto l’universo sia d’accordo. Sa benissimo che tra qualche mese sarà lontano da questo posto, e lei sarà solo un nome, un volto, un ricordo, ma non riuscirà a sopportare di vivere senza amore. Era arrivato al limite, ma ci riproverà. L’universo ha senso, solo quando abbiamo qualcuno con cui condividere le nostre emozioni, dietro ogni incontro, c’è un filo conduttore. Le anime s’incontrano, e i corpi iniziano a parlare il linguaggio dell’anima, e questo si chiama…sesso. Non è possibile praticare sesso in qualunque momento, se non hai un disturbo patologico, celato in ciascuno di noi, c’è un orologio, e per fare l’amore, le lancette di entrambe le persone, devono segnare la medesima ora nello stesso istante, e questo non accade tutti i giorni. Qualcuno ha detto che né il tempo, né la saggezza, trasformano l’uomo. L’unica cosa che può spingerlo a cambiare è l’amore.”

Edward si sbellica dalle risate, senza ritegno:
“Hahahhaah… Sei proprio un coglione anacronistico. Parli d’amore come un baronetto del ‘800, mentre oggi si pratica il sesso del terzo millennio. Esiguo amore, senza tante menate e scarse precauzioni. L’amore è fatto solo per le persone che ci credono, può guarire ma anche distruggere. Le donne…bella cazzata prenderle sul serio, guarda come cazzo l’hanno ridotto.”
Henry ha le idee chiare, inamovibili:
“Un guerriero non può abbassare la testa, altrimenti perde di vista l’orizzonte dei suoi sogni. Nessuno non ama qualcuno. Non si pente dei momenti in cui ha sofferto, porta su di sé le cicatrici come fossero medaglie, nella vita ci sono cose per le quali vale la pena di lottare fino in fondo.
Lei per lui ne valeva la pena. Vuole continuare ad essere folle, vivendo la sua vita nel modo in cui la sogna, nessuna passione è inutile, nessun amore è sprecato. È necessario correre dei rischi. Riusciamo a comprendere il miracolo della vita, solo quando lasciamo che l’inatteso accada. Soltanto una cosa rende impossibile un sogno, la paura di fallire. Quando abbiamo davanti agli occhi dei grandi tesori, non ce ne accorgiamo mai.”

Il suo antagonista continua a snobbarlo:
“Perché gli uomini reali, non sono coglioni come lui, non credono alle favolette di sogni tesori e amori da melodramma rinascimentale.” 
Henry ribatte a tono:
“Sei tu che sei un povero coglione, vizioso, arrogante e triviale, non capisci un cazzo. È proprio la possibilità di realizzare un sogno, che rende la vita interessante. L’uomo non può smettere di sognare. Il sogno è il nutrimento dell’anima, come il cibo è quello del corpo. La felicità è qualcosa che si moltiplica quando viene condivisa. Ho imparato che gli eroi, sono persone che hanno fatto ciò che era necessario fare, affrontandone le conseguenze. Il senso della vita, non è svegliarsi, trascorrere la giornata e addormentarsi, per poi ritrovarsi vecchi in un sudario di lacrime, per gli sbagli, i rimpianti, i ripensamenti, che ogni essere umano ha. A lui piacerebbe dare tutto se stesso, per una persona che merita più di quello che la vita gli offre.
Vorrebbe essere una scelta, non un ripiego. Ma sono pochissime, le persone che fanno scelte infettive… e quando per amore siamo feriti, ci dimentichiamo il senso della vita…”

Mentre la coscienza prosegue il dibattito, Sebastiano continua a guardare senza senso lo scorrere dei fotogrammi alla tv, è sintonizzato col suo spirito, ascolta l’eco della sua parte migliore sovrastare l’inutile spettacolo notturno: “Ora corri, vai dove devi andare, dove vuoi andare, domani non ne avrai più occasione, domani non saremo più di questo mondo, i giorni, gli anni, i secoli passeranno su di noi, ma questo significa che non siamo mai esistiti? Sta a noi decidere.”
Sebastiano s’addormenta.
Se quando arriverà la sua ora, avrà ancora voglia di sorridere… vivrà per sempre.

Fine