NPS Italia Onlus – Esposto all’Ordine Nazionale dei Giornalisti

Comunicato stampa con preghiera di pubblicazione

Sui giornali torna la paura per la peste e gli untori. L’AIDS temuta e mal raccontata come decenni fa, sino al caso (non vero) di chi avrebbe volutamente infettato per vendicarsi di aver contratto la malattia.
NPS Italia Onlus denuncia, con un esposto all’Ordine Nazionale dei Giornalisti, il modo sbagliato di raccontare la cronaca di fatti riguardanti la sieropositività.

MILANO, 21 gennaio 2016

L’associazione Nps Italia Onlus, il Network di persone sieropositive, denuncia il modo con cui la comunicazione e una certa politica stanno gestendo il prepotente ritorno sulla scena del tema sieropositività. Ecco perché, almeno per quanto riguarda il primo aspetto, Nps ha inviato un esposto formale all’Ordine nazionale dei giornalisti di Roma, ove segnala che nel riportare certe notizie si ravvede il non rispetto di alcune regole etiche e deontologiche alle quali i giornalisti dovrebbero sottostare.
Queste riguardano recenti e incresciosi fatti di cronaca: dalla rivelazione della star holliwodiana Charlie Sheen di essere Hiv+; al caso di “Valentino T .” la persona con hiv di Roma che avrebbe contagiato decine di donne attraverso rapporti non protetti; senza contare il fatto più recente, del sieropositivo di Brescia che a sua volta avrebbe pagato minorenni per fare sesso senza preservativo.
Sulle prime pagine dei giornali, nei titoli dei tg, sulle homepage dei siti di informazione, a caratteri cubitali, si sono potute leggere locuzioni, parole e termini come “contagio”, “terrore in città”, “untore dell’Hiv”, sino alla cronaca clamorosa del “vendicarsi per essere stato a sua volta infettato”.
Leggendo l’evidenza e la terminologia usata per riportare queste notizie – afferma la Presidente di Nps Italia Onlus, Margherita Errico – sembra essere tornati indietro nel tempo di decenni. A quel terribile periodo in cui l’Aids era quella peste, simbolo di stili di vita giudicati dissoluti dai benpensanti, contro la quale la cosiddetta ‘società pulita’ doveva fare argine. La stampa – continua la Presidente di Nps – tende volutamente a diffondere un allarmismo sconsiderato, al solo fine di garantirsi un titolo d’effetto, utile per la vendita in edicola, per lo share e i click di utenti unici sui siti”.

Nps Italia Onlus ricorda quindi la “continenza” alla quale il giornalista, nel riportare una notizia particolarmente sensibile e d’impatto, dovrebbe sottostare. Ricorda l’essenzialità della stessa e la morigeratezza con la quale costruire il “posizionamento in pagina” e la titolazione. Nps Italia Onlus, infine, fa presente che a vigilare sull’ attività dei professionisti dell’informazione esistono ben precise “carte deontologiche” che vanno obbligatoriamente rispettate.

Si richiama quindi alla cosiddetta “Carta di Perugia”, sui rapporti tra informazione, malattia e sanità, dove all’ “articolo 7” è scritto che “E’ impegno comune la non diffusione di informazioni che possano provocare allarmismi, turbative ed ogni possibile distorsione della verità”. La “Carta dei diritti e dei doveri del giornalista”, nella parte “Minori e soggetti deboli” riporta che “Il giornalista tutela i diritti dei alati, evitando nella pubblicazione di notizie su argomenti medici un sensazionalismo che potrebbe far sorgere timori o speranze infondate”; nella premessa del medesimo documento, poi, è scritto: “È diritto insopprimibile dei giornalisti la libertà d’informazione e di critica, limitata dall’osservanza delle norme di legge dettate a tutela della personalità altrui ed è loro obbligo inderogabile il rispetto della rità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e della buona fede”.

Sui recenti fatti di Brescia – continua la presidente Errico – ravvediamo, dal nostro punto di vista, forti contrasti ai principi della deontologia professionale giornalistica. Mettere in tutta evidenza, nel cosiddetto ‘attacco del pezzo’, che il protagonista si sarebbe volutamente trasformato in ‘untore’ per vendicarsi del proprio essere sieropositivo, è di una gravità inaudita. Visto che nostre verifiche hanno evidenziato che la persona arrestata mai avrebbe ammesso questo proposito di vendetta, smentito anche dagli inquirenti in una conferenza stampa convocata d’urgenza subito dopo il trapelare delle prime notizie. Perché, allora, evidenziare quell’aspetto? Per un bieco fine di clamore a favore della notizia?

È quindi nostra ferma volontà a questo punto proporre all’Ordine dei giornalisti un corso di formazione ad hoc sull’Hiv/Aids e malattie sessualmente trasmissibili, ci offriamo di farlo anche volontariamente, al fine di porre fine a questo genere di informazione sensazionalistica basata su una caccia alle streghe che noi attivisti non possiamo più tollerare”.

Sul caso di Valentino T – proseguono da Nps Italia Onlus – ricordiamo che le partner del malato, tutte maggiorenni, erano consenzienti nell’avere rapporti con lo stesso senza alcuna protezione. Certo, mai si immaginavano che Valentino potesse essere sieropositivo, oppure si illudevano che non lo fosse, altrimenti ome spiegare quell’intenzione di fare sesso con uno sconosciuto senza preservativo?

Termino con la chicca che ci offre la politica – aggiunge in conclusione la presidente Nps, Margherita Errico – qualcuno vorrebbe riesumare dal nostro codice Rocco il reato di epidemia, reagendo a fatti riguardanti l’Hiv con una veemenza e con una buona dose di intolleranza che era da un po’ che non si vedevano. Tutto questo dimostra come di fronte all’Aids, sotto la cenere di larghi strati di una società benpensante, siano ancora vive le braci di un pensiero insofferente alla malattia. È triste quindi constatare che la sieropositività in Italia è sempre quel tabù che l’informazione e la politica non sanno affrontare”.

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