Discriminato sul posto di lavoro


La storia di un impiegato pubblico


Arezzo, 18 settembre 2009 – Da qualche parte in casa, forse in fondo a un cassetto chiuso da tempo, ce l’avrete sicuramente. Magari l’avete comprato il 1° dicembre di qualche anno fa, oppure d’estate, a un banchino di Arezzo Wave. Quel nastro rosso ripiegato a formare una piccola A con uno spillo da balia è un simbolo di solidarietà  alle persone sieropositive e di vicinanza a chi combatte ogni giorno l’Aids. Gente di cui ci si ricorda ormai solo il 1° dicembre, quando si celebra la giornata mondiale contro la malattia.


Forse per qualche tempo, quel fiocco di raso, l’avete pure appuntato al petto ma è da un bel po’ che non lo fate più. Non siete gli unici, ma non c’è da esserne orgogliosi. Nà© da stare troppo tranquilli. Perchà© se il livello di attenzione sul virus Hiv è crollato negli ultimi dieci anni, l’Aids rimane una malattia mortale e i nuovi sieropositivi in città  sono in aumento. Un campanello d’allarme, anche se la nostra città  ha numeri ancora confortanti rispetto alle metropoli e alla media italiana.

 


Fa un certo effetto sapere che negli ultimi anni i nuovi casi scoperti sono arrivati a una ventina al mese. Ad oggi, con buona approssimazione sono circa 300 le persone che, a vario titolo, sono alle prese con il contagio da Hiv.
Una su mille in provincia, un dato in crescita sul quale pesa anche la scoperta dei farmaci antivirali che hanno allungato di molto la speranza di vita. I malati sono di più perchà© vivono di più, insomma: è chiaro però che le occasioni di contagio aumentano.
Ma ancora la battaglia più impegnativa rimane quella che si combatte contro i vecchi pregiudizi e la nuova indifferenza che accompagna l’Aids. Quella che ci ha fatto dimenticare quel nastro rosso dentro un cassetto chiuso.


Sulla scrivania della stanzetta in Corso Italia c’è un cestino di vimini in bella mostra.
Colmo di preservativi in confezione argentata.
Quasi un memorandum, per chiarire a chiunque entra che sono proprio quegli aggeggi in lattice gli unici strumenti che impediscono la diffusione della malattia. Siamo nella sede dell’Associazione Aiuto Sieropositivi Onlus, una trentina volontari che da vent’anni esatti sono in prima linea contro l’Aids in città . Probabilmente è un primato nazionale visto che è una delle poche organizzazioni indipendenti ancora in vita accanto alle grandi onlus nazionali Lila e Anlaids.
A fondarla, nel 1989, un gruppo di medici di malattie infettive tra cui il presidente onorario Marcello Caremani. Da qui sono passate migliaia di storie colme di dolore ma anche di speranza. Persone e famiglie che hanno fatto i conti con un virus che ancora oggi emargina dalla società  prima di uccidere. Un pregiudizio che nasce da un teorema scellerato: chi è colpito da un tumore è semplicemente sfortunato, mentre il malato di Aids è visto come l’artefice del suo problema. Un po’ se l’è cercata, insomma. Una barriera invisibile e subdola che purtroppo accompagna il quotidiano dei sieropositivi e che qualche volta si trasforma in una vera persecuzione.


Il caso è recentissimo e riguarda il dipendente di un ente pubblico di cui l’associazione guidata da Daniele Locci si è dovuta occupare di recente. «Purtroppo nei posti di lavoro ci verificano situazioni a cui non vorremmo neppure credere “” rivela il presidente dell’Aasp “” quest’estate si è presentato da noi un uomo che ci ha raccontato di essere stata discriminato perchà© qualcuno, nel suo ufficio di un ente pubblico aretino è venuto a sapere che è sieropositivo. La situazione è andata avanti per lungo tempo: un martellamento fatto di lettere anonime, telefonate sarcastiche, bigliettini sotto la scrivania, scherzi di pessimo gusto. Quando il dipendente è andato a denunciare questi episodi al suo dirigente si è sentito rispondere che non era vero nulla, che erano soltanto fantasie…».


Il classico, impenetrabile, muro di gomma in cui chi dovrebbe vigilare risulta assente e quindi connivente.
Ci sono volute le carte bollate per fermare la follia: «Una giovane avvocato che collabora con noi, Federica Valeriani “” continua Locci “” ha presentato una denuncia contro ignoti ai carabinieri e messo in guardia i superiori del sieropositivo sul fatto che quello che gli stava succedendo non erano semplici fantasie. Da allora fino ad oggi tutto si è calmato».
Per un caso che sembra risolto ce ne sono tanti che continuano nell’ombra, per il timore delle vittime di uscire allo scoperto.
Se lo ritrovate da qualche parte in casa, indossatelo quel fiocco rosso.
In fondo serve a far capire da che parte state.


Fonte:La Nazione






AASP – Associazione Aiuto Sieropositivi Onlus


SERVIZI EROGATI:


– informazione, prevenzione e solidarietà ;
– assistenza domiciliare e ospedaliera;
– assistenza economica a sieropositivi e malati di aids;
– consulenza legale, psicologica e sostegno ai familiari;
– prevenzione, informazione nelle scuole e università , durante eventi cittadini e in locali pubblici nel corso dell’anno.


Casi particolari:
E’ possibile, per motivi urgenti (solo sanitari), telefonare al Prof. Caremani Marcello, oppure Dott. Danilo Tacconi, presso il reparto Malattie Infettive Ospedale San Donato di Arezzo: centralino 0575/2551 (chiedendo del reparto dove opera il Professore).


DOVE RIVOLGERSI
Indirizzo: Corso Italia, 205 – 52100 Arezzo
Telefono: segreteria 0575/295005
Orario: per appuntamenti 333/5740160;
Referente: Presidente Sig. Locci Daniele; presidente onorario Dott. Marcello Caremani
Email: aasp.arezzo@libero.it