I duellanti


I duellanti
Di Pino Zumbo

Notte fonda.
La tv accesa irradia a bassissimo volume immagini che nessuno guarda, come sempre.
Rimane in funzione fino all’alba, a creare un sufficiente e amorfo sottofondo, che contrasti la folla di pensieri che ogni notte si aggirano nel loro implacabile e assordante silenzio.

I duellanti-clicca per ingrandire


Sono venuto a svegliarti.
Non dormivo.

Allora? Come te la passi, vecchia carcassa?
Sono ancora qui. Vigile. Sempre pronto a romperti il culo.

Pensi di potermi tenere testa ancora per molto?
Vivo alla giornata da troppo tempo, non mi sono prefisso niente. I miei T4 restano all’erta. Dormono sul materasso, come i gangster degli anni 20.

Sono tanti anni che ci scorniamo.
Già , quest’anno ricorrono le nostre forzate nozze d’argento.

Ti ricordi com’è andata?
Come no, c’ero anche io. Ma non ho mai saputo la tua versione dei fatti.

Ci tieni a saperla?
Perchà© no. M’interessa sentire le tue stronzate.

Sempre mordace eh?
Se non fossi cosଠmi avresti già  seppellito da un pezzo.

Tu sei un appassionato di storia, riponi le tue macerie sulla poltrona e ascolta, piccolo stronzo.
Sono tutt’orecchi, esprimiti con parole tue.

Il mio cavallo di Troia fu una siringa artigianale.
Lo so benissimo. Non conoscevo quasi della tua esistenza.
Eri considerato appannaggio esclusivo degli omosessuali.

Cos’è, ti sentivi a posto? perchà© non facevi parte della prima categoria a rischio?
Non sfottermi. Non eri niente per me, tantomeno una minaccia.

Ora ti dico una cosa che non sai. Taci e ascolta. Senza interrompermi.
Non ci contare.

Sono rimasto in agguato in quell’accrocchio da tossico galeotti per molto tempo.
Ho fatto il grande salto nel tuo giovane corpo di pirla nel 1980, e non nel 1984 come credi tu.
Ci avevo già  pensato, ho avuto tanto tempo per elaborarlo.
O credi che abbia passato il tempo a spazzare il sole dalle terrazze?

Nel 1984 mi hai scoperto solo perchà© vi furono imposte a tutti analisi e multi-test in carcere.
Coattivamente e a tappeto. Mi ritrovai HTVL 3, mi sembrava la matricola di un satellite.
Ora si chiama HIV.
Il multi-test: nove virus inoculati con nove aghi a stampino sul braccio. Chiuso in gabbia.
Tre giorni da incubo, conclusi tragicamente.

Ho impestato l’80% della popolazione carceraria con quel manufatto, non puoi certo dire che ti ho lasciato solo nella tua disperazione. Partiamo dall’esordio.
Ti ascolto.

Nell’80 siamo penetrati dentro le tue indifese mura, non ci aspettava nessuno.
E’ stato facile. Per quattro anni, abbiamo fatto i nostri comodi sul tuo giovane territorio, sano e all’apice del vigore, c’era solo un piccolo accampamento di epatiti, ma non ti destavano molta preoccupazione. Eri un tossichello nella norma
.
Non mi sono accorto minimamente della tua presenza.

Lo credo, sono un killer professionista. Mica un ruba galline come te.
Poi è arrivato l’allarme che ci ha fatto scoprire.

E non è cambiato nulla. Tanto medicine non ce n’erano.

Sei sicuro che non è cambiato niente?
Fisicamente no, almeno in quel periodo.

Non essere ridicolo, dilla tutta.
E’ passato cosଠtanto tempo”¦
Alcune cose le ho rimosse per poter superare i momenti più bui delle varie depressioni, quando c’era bisogno di tutto me stesso.

In galera non mi sembrasti cosଠpronto.
Mi ritrovai su un ring senza aver organizzato nessun incontro.
Neppure il tempo di sentire il gong e presi subito una tranvata da knockout.
Ne hai ammazzati parecchi cosà¬.
Tentai due volte il suicidio, una cercandomi di appendermi alle sbarre della bocca di lupo, l’altra qualche mese dopo, tagliandomi le braccia sotto le coperte.

Ti ricordi com’era l’andazzo?
Quando uscii dal carcere andai all’ospedale per informarmi, da allora mi sono sempre fatto seguire.
Avevo 22 anni, mi dissero che non era certo morissi subito. Potevo campare anche sei mesi, e se fossi stato fortunato, avrei potuto anche aspirare addirittura a due anni di vita.

Ti sei cagato addosso?
Eccome. Ero immerso nella merda senza boccaglio. Sentivo una profonda rabbia.
Per essermi beccato una sentenza di morte,  non sentivo di aver commesso alcuno sbaglio.
Non me l’aspettavo, credevo di avere un destino. Quello di morire con una siringa nel braccio. L’aids non era proprio ponderabile allora. Ero un moccioso di 22 anni,  che poteva campare fino al massimo a 24. Bella soddisfa. Non me ne fregava più di niente e nessuno.

Cosa hai fatto?
Ho chiuso il mondo fuori. Mentre gli amici di sempre scomparivano nella mattanza degli anni 80
ho acceleravo al massimo verso la fine, mi drogavo a ritmi industriali e partecipavo, con lo strazio della mancanza, almeno a tre funerali alla settimana, per quasi 10 anni.
La mia storia la conosco bene, parlami un po’ invece, di come ti sei mosso tu, dentro di me.

Ti ho lasciato asintomatico per 14 lunghi anni. Perchà© sono stato magnanimo.
Lurido bastardo, sei proprio un filantropo.        
Mi hai lasciato con una perenne spada di Damocle oscillante sulle corna.
Giorno dopo giorno, In modo perpetuo.
Prima sei mesi di vita, poi due anni, poi cinque, poi sette, poi dieci, sempre con la livella sotto braccio, ogni mese diventava un anno e ogni lustro un secolo.

Ti avvinghio quotidianamente, ti scandisco tutte le giornate.
Ti tengo inchiodato a terra, piccolo mortale. Facendoti ricordare ogni secondo, che la vita è una cosa meravigliosa, anche la più insignificante, da vivere in pieno, senza sprechi o scorciatoie

Ricordo i mondiali di calcio, “¦ autentiche chimere.
Ho sperato di vedere quello dell’86, ringraziavo comunque Dio di avermi concesso di morire da campione del mondo in carica.

Bravo pirla, bella soddisfazione.
Tu non capisci:  pregai per quello del 90, mi stupii di quello del 94.
Ad ogni mondiale, a me pareva fossero passate intere ere. Irraggiungibili.

Se ti hanno messo nella “˜categoria’ dei long life quindici anni fa, lo devi a me.
Figurati! Perchà© ti autoproclami magnanimo?  Non dire stronzate. Tu ci godi.
Hai sempre voluto giocare al gatto e il topo, sei sicuro di non avermi sottovalutato?

Povero arrogante mortale! Ho sterminato milioni di persone”¦ e il bello deve ancora arrivare.
Probabilmente io non ci sarò più, “¦alla fine ne resterà  uno solo.
Ma credo che il bello dovrà  arrivare anche per te, prima o poi.

Ti ricordi come sono andate le battaglie salienti della tua inutile vita?
Io sono il campo di battaglia, dimmelo tu, come sono andate le battaglie campali.
Io ricordo solo che nel 98 ho cominciato le terapie e ne ho pagato un prezzo altissimo.

Bravo. Non te lo scordare mai.
Nel 98 entrò il parametro della carica virale. Le tue truppe ammontavano a 450 T4, le comandavano 21 generali, quelli della tua percentuale. Con quel nuovo parametro, messo in campo dalla vostra ricerca scientifica, cambiarono i giochi.  Quando le orde della mia carica furono scoperte, passai subito al contrattacco. Contavano 320.000 unità . Da quel momento non ti ho dato più tregua.
Dovrai correre ancora molto, te lo prometto.

Fino ad allora, mi ero dilettato a devastarti la muscolatura, se non ricordo male, ti sterminai 700 T4 in soli sessanta giorni.
Fu il primo sintomo che m’inchiodava ad un vero andicap. Hai avuto gioco facile, boia.
Nel 91 le mie schiere non erano ancora armate. L’acido lattico che avevi seminato sui muscoli li falcidiò, dopo le tue scorrerie, ne rimasero vivi 202 su 902.
Approfittasti del mio primo lavoro, molto faticoso, quello che trovai alla fine del programma al Ceis, fu la mia prima brutta mazzata.

Bravo, ti ricordi bene.
Stavi all’apice del tuo splendore fisico e mentale, da qualche parte dovevo pur cominciare.
Avevi smesso di drogarti, di bere, di vivere alla cazzo di cane, qualche bottarella per demoralizzarti dovevo dartela. Nel 98 invece partii subito con la rappresaglia.
L’armamento dei tuoi T4 mi sembrò molto inverosimile, anzichà© aiutarti a contrastarmi, ti rendevano più debole e vulnerabile.

Perchà© le armi erano troppo tossiche. Eseguisti un assedio ermetico, incessante. Mentre il fuoco amico indeboliva le linee di difesa, tu mi attaccasti su due fronti.

Già , il momento era favorevole. Mi aiutò la tbc extrapolmonare che ti aspettava al varco dal 1987, in agguato ad aspettare l’attimo propizio. Ti attaccammo ferocemente.
Undici mesi di orrore dolore e sofferenza, due mesi di ricovero, nuovamente in mezzo alla morte.
In meno di un anno di terapie, da asintomatico di lungo corso mi ritrovai conclamato e con il piede sulla riga dell’ave. Il mio fisico non sopportava le armi in dotazione.
Ero alla catastrofe fisica, le sperimentazioni in corsa non mi giovarono sicuramente. 
Il terrore mi attanagliava. Non reggevo niente, ingoiavo 28 pastiglie salvavita al giorno, che invece la vita me la capottavano.

Ti ricordi cosa ti ho fatto?


Fine prima parte.