XI European AIDS Conference di Madrid 24-27 ottobre 2007

        Aggiornamenti dal XI European AIDS Conference di Madrid :

Lipodistrofia e coinfezione HCV/HIV: impatto addizionale negativo su QOL

Coinfezione HBV-HIV: impatto su risposta alla HAART e outcome


Steatosi e steatoepatite non-alcolica in HIV: prevalenza, caratteristiche, fattori predittivi


HCV genotipo e carica virale non aumentano rischio di mortalità : risultati dell’EuroSIDA


Elevata sopravvivenza a 3 anni nei pazienti HIV+ con cirrosi compensata


Apoptosi CD4+ aumentata significativamente in HIV+ e in HIV+/HCV+

            Lipodistrofia e coinfezione HCV/HIV: impatto addizionale negativo su QOL

La lipodistrofia e la coinfezione HCV/HIV hanno un effetto addizionale negativo sulla qualita´di vita (QOL) delle persone sieropositive.
E’ questo il risultato dello studio di Rita Murri e dei suoi collaboratori dell’Universita´Cattolica del Sacro Cuore di Roma presentato alla XI European AIDS Conference di Madrid (24-27 ottobre 2007) (Abstract P9.3/02).

Lo studio ha incluso 527 persone sieropositive (35% donne; 33% tossicodipendenti; eta´media 45 anni; numero medio CD4 531/ml; carica virale media log 2.22 copie/ml; durata media assunzione PI 55 mesi, NNRTI 36 mesi, e NRTI 119 mesi).
I pazienti sono stati suddivisi in 4 gruppi a seconda o meno della presenza di lipodistrofia (LD) e/o coinfezione HCV: HCV- e LD-, HCV- e LD+, HCV+ e LD-, HCV+ e LD+. E’ stata quindi misurata la QOL correlata alla stato di salute mediante il MOS-HIV e il Physical Health (PHS) e Mental Health (MHS) Summary.
Le persone HCV+ erano piu´spesso maschi e tossicodipendenti, piu´giovani, con un tempo di conoscenza dell’infezione maggiore, con un piu´elevato rischio di insulino-resistenza, una piu´bassa carica virale, e una piu´lunga esposizione a d4T.


Le persone HCV+ e LD+ mostravano un peggior punteggio alla valutazione della salute mentale e fisica valutata mediante il PHS e il MHS. Non sono state osservate differenze significative nella QOL correlata allo stato di salute tra i pazienti HCV+ con genotipi 1 o 4 e genotipo 2 o 3.




Coinfezione HBV-HIV: impatto su risposta alla HAART e outcome


Nei pazienti HIV, la coinfezione HBV non influenza la risposta alla HAART sia in termini virologici che immunologici, ma ha un impatto significativo sulla sopravvivenza.



A questi risultati è giunto lo studio di L. Omland e dei suoi collaboratori del Rigshospitalet di Copenhagen presentato all XI European AIDS Conference di Madrid (24-27 ottobre 2007) (Abstract P18.4/03).

Lo studio ha incluso tutti i pazienti danesi HIV+ che hanno iniziato la HAART tra il gennaio 1995 e il dicembre 2006. I pazienti sono stati classificati come HBV+ (178 pazienti; 6% della popolazione stdudiata), HBV- (2781 pazienti; 87% del totale) e HBV status sconosciuto (221 pazienti; 7% dei casi).

La coinfezione HBV non ha comportato una riduzione della risposta alla HAART, sia in termini virologici che immunologici. D’altra parte, l’infezione da HBV si è associata ad un aumento della mortalità  globale (mortality rate ratio: 1.5; 95% CI 1.1-2.1), della mortalità  secondaria a patologia epatica (mortality rate ratio: 4.0; 95% CI 1.6-9.9), e della mortalità  associata ad eventi AIDS-correlati (mortality rate ratio: 1.7; 95% CI 1.0-3.0).

Secondo gli autori dello studio, questi dati dimostrano che la coinfezione HBV/HIV influenza negativamente la sopravvivenza.






Steatosi e steatoepatite non-alcolica in HIV: prevalenza, caratteristiche, fattori predittivi


Un terzo dei pazienti con infezione da HIV e´affetto da steatosi/steatoepatite non-alcolica (SNA) e i fattori di rischio sono l’eta´, il sesso, la circonferenza addominale elevata, e l’assunzione di NRTI.



A questi risultati e’ giunto lo studio di N. Squillace e dei suoi collaboratori dell’Universita´di Modena presentato alla XI European AIDS Conference di Madrid (24-27 ottobre 2007) (PS5/5).

Lo studio ha incluso 225 pazienti in trattamento ART da almeno 6 mesi (72.4% maschi; eta´media 48 anni; durata media infezione HIV 147+-60 mesi; esposizione cumulativa a NRTI 115+-48 mesi, a NNRTI 38+-30 mesi, a PI 60.5+-38.6 mesi). Il BMI medio era pari a 23.7+-3.6.
SNA e´stata diagnosticata in 83 pazienti (36.9%). All’analisi multivariata, i fattori associati con la SNA sono risultati i seguenti: sesso maschile (odds ratio: 2.49; 95% CI 1.07-5.80), elevata circonferenza addominale (odds ratio: 1.06; 95% CI 1.03-1.10), rapporto GOT/GPT (odds ratio: 4.59; 95% CI 2.09-10.1), esposizione agli NRTI (odds ratio: 1.11; 95% CI 1.07-5.8; l’odds ratio aumentava di 1.1 per ogni anno di esposizione agli NRTI).






HCV genotipo e carica virale non aumentano rischio di mortalità : risultati dell’EuroSIDA

Nell’ambito della coorte EuroSIDA non è stata documentata alcuna associazione tra il genotipo e/o la carica virale HCV e la mortalità .
E’ questo il risultato dello studio di J.K. Rockstroth e dei suoi collaboratori dell’EuroSIDA Study Group presentato alla XI European AIDS Conference di Madrid (24-27 ottobre 2007) (Abstract PS8/2).

Lo studio ha incluso 1677 pazienti con confezione HCV/HIV di cui era noto il genotipo HCV.
Durante il follow-up, 340 (15%) pazienti sono deceduti e di questi 91 per patologie epatiche. L’incidenza di decessi per 100 persone/anno è stata pari a: 3.85 (95% CI 3.22-4.49) per il genotipo 1 (HCV-1), 4.52 (95% CI 2.40-7.70) per il genotipo 2 (HCV-2), 3.34 (95% CI 2.54-4.14) per il genotipo 3 (HCV-3), 2.49 (95% CI 1.45-3.52) per il genotipo 4 (HCV-4) e 4.40 (95% CI 3.52-5.28) per i pazienti con anticorpi anti-HCV e carica virale <615 UI/ml (HCV-c). Rispetto al genotipo HCV-1, la mortalità  è risultata simile negli altri genotipi e nell’HCV-c (p>0.1). Per ogni aumento log10 della carica virale (HCV-RNA), il rischio di mortalità  aumentava del 23%, ma dopo aggiustamento dei dati per i vari fattori di rischio tale associazione non era più osservabile. Anche riguardo alla mortalità  correlata a patologie epatiche, non sono state osservate differenze significative tra i diversi genotipi e in relazione alla carica virale.



Secondo gli autori dello studio, questi risultati suggeriscono che la carica virale e il genotipo HCV non sono fattori di rischio di mortalità  nelle persone con coinfezione HCV/HIV.






Elevata sopravvivenza a 3 anni nei pazienti HIV+ con cirrosi compensata

La sopravvivenza a 3 anni nei pazienti con cirrosi compensata secondaria principalmente ad epatite C è relativamente elevata e basso è il rischio annuo di scompenso.
E’ questo il risultato dello studio di M. Lopez e dei suoi collaboratori dell’Universidad La Paz di Madrid presentato alla XI European AIDS Conference di Madrid (24-27 ottobre 2007) (Abstract PS8/4).

Lo studio ha incluso 373 pazienti HIV+ con diagnosi di cirrosi ottenuta mediante biopsia e con severità  della patologia, valutata mediante punteggio di Bonacini, >8. L’età  media era 44 anni, le donne erano il 22%, e nel 96% dei casi la causa della cirrosi era l’epatite C. La durata media dell’infezione da HCV era stata di 23 anni. Il 57.5% dei pazienti aveva ricevuto un trattamento anti-HCV. Dopo un follow-up mediano di 18 mesi, sono stati osservati 55 (16%) decessi. Nei pazienti con cirrosi compensata e scompensata, la sopravvivenza ad 1 anno è stata del 95% e 66%, quella a 2 anni del 92% e 32% e quella a 3 anni del 92% e 0%. La sopravvivenza media è stata di 68 mesi nei pazienti con cirrosi compensata e di 20.5 mesi in quelli con cirrosi scompensata (p=0.00001). Per i pazienti con cirrosi compensata, la probabilità  di scompenso ad 1, 2 e 3 anni è stata rispettivamente del 4%, 6% e 9% rispettivamente. La sopravvivenza mediana per i pazienti che hanno avuto il primo scompenso della malattia cirrotica durante il follow-up è stata di 7 mesi. La sopravvivenza media per pazienti con cirrosi in stadio di Child-Pugh A, B e C è stata di 69, 25, e 11 mesi, rispettivamente.

Secondo gli autori dello studio questi dati dimostrano che la sopravvivenza dei pazienti HIV+ con cirrosi compensata è relativamente elevata, mentre la prognosi dei pazienti con cirrosi scompensata è infausta






Apoptosi CD4+ aumentata significativamente in HIV+ e in HIV+/HCV+

L’ apoptosi dei linfociti CD4+ è significativamente aumentata nei pazienti HIV+ e tra questi in misura maggiore nei pazienti con coinfezione HCV/HIV.
A questi risultati è giunto lo studio di C. Komer e dei suoi collaboratori dell’Università  di Bonn presentato alla XI European AIDS Conference di Madrid (24-27 ottobre 2007) (Abstract PS8/6).
Lo studio ha incluso 47 pazienti, di cui 28 HIV+/HCV- (14 naive e 14 con HAART) e 19 con confezione HIV/HCV (6 naive e 13 con HAART) e 10 controlli HIV-. In tutti i pazienti è stata misurata la percentuale di cellule CD4+ in stato di apoptosi mediante metodica TUNEL.
Nei pazienti HIV+ naive è stata documentata una percentuale maggiore (3.12%) di cellule CD4+ apoptotiche che nei controlli (0.96%). La percentuale di cellule CD4+ apoptotiche è stata ancora maggiore nei pazienti con confezione HCV/HIV (6.32%). La HAART ha comportato una riduzione della percentuale delle cellule CD4+ apoptotiche sia nei pazienti HIV+/HCV-che in quelli HIV+/HCV- (1.6% e 1.9%, rispettivamente).



Secondo gli autori dello studio, questi dati suggeriscono che l’aumentata apoptosi potrebbe svolgere un ruolo importante nella perdita di linfociti CD4+ in corso di infezione da HIV e al tempo stesso spiegare l’accelerata progressione dell’infezione da HIV che si osserva nei pazienti con coinfezione HCV.


Fonte: BIaids