Intervista ai personaggi di RESTO UMANO

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Copertina

“Resto Umano: Storia vera di un uomo che non si è mai sentito donna”

Intervista SISP(Società Italiana di Sessuologia e Psicologia) ai personaggi del libro

di Alessandra Recine e Marta Giuliani

Resto Umano (Chinaski Edizioni) è il titolo del libro attraverso il quale Anna Paola Lacatena, sociologa, giornalista pubblicista e Dirigente presso il Dipartimento Dipendenze Patologiche della ASL di Taranto, ha deciso di dare voce alla storia di Miki.

 Miki è un uomo la cui storia ha molto da trasmettere ed insegnare. Nato in un corpo di donna, sin da piccolo si è ritrovato a fare i conti con un disagio interiore che l’ha portato a percorrere strade sbagliate: compagnie poco affidabili e pericolose, cocaina, eroina, carcere, fino alla contrazione dell’AIDS. La diagnosi di un carcinoma maligno all’utero, curabile solamente attraverso la rimozione dell’organo, ha rappresentato un punto di svolta nella sua vita. Un “moto di reazione misto a entusiasmo mi regalava una sensazione inaspettata”: Michela avrebbe potuto liberarsi di un’identità corporea che non aveva mai sentito sua e diventare finalmente, anche agli occhi degli altri, Miki.

 È così che il protagonista inizia il percorso di riattribuzione chirugica del sesso che l’avrebbe portato a diventare finalmente se stesso. Da questo momento inizia per lui una nuova vita. Trova la forza per uscire dal tunnel della droga, per abbandonare la strada dell’illegalità e per scoprire in se stesso la voglia di trasmettere agli altri quella sua stessa forza e tenacia. Decide quindi di impegnarsi attivamente in progetti di educazione sessuale, di informazione e prevenzione delle sostanze psicotrope e dei comportamenti a rischio nelle scuole, e diviene Vice-Presidente del Network Italiano Persone Sieropositive (NPS) creando un gruppo di mutuo-aiuto all’interno della ASL territoriale.

 Una storia vera, nuda e a tratti anche un pò cruda. Un romanzo autobiografico attraverso il quale Miki si racconta, attraverso l’abile penna di Anna Paola Lacatena, palesando senza retoriche o menzogne il suo dolore e la sua voglia di cambiamento. Il libro racconta, fondamentalmente, tre storie (una di droga, una d’amore ed una di rinascita), ma è la veridicità stessa dei racconti ad avvicinare il lettore non sono alle tematiche riportate ma al protagonista stesso, che emerge tanto nei suoi punti di forza quanto in quelli di debolezza.

Di seguito alcune domande poste ai protagonisti stessi di “Resto Umano”:


Anna Paola Lacatena

Il testo affronta in maniera chiara e diretta tematiche che, ad oggi, vengono ancora poco “digerite” dalla società. Pensa che lo stile autobiografico possa aver influenzato il successo dell’opera?
Non si può pensare di studiare l’uomo e le relazioni sociali escludendo, quando non sacrificando del tutto, il fattore umano a vantaggio di una presunta scientificità fatta solo di indicatori quantitativi. Decidere di raccontare attraverso l’io narrante e lo stile autobiografico è stata una scelta dettata da una precisa visione della sociologia in quanto ermeneutica. Sono convinta che la conoscenza procede per approssimazioni, nel pieno rispetto dell’importanza di elementi come la motivazione, il linguaggio, i significati. In tutto questo, la voce del “testimone privilegiato” è fondamentale. Se il libro è riuscito a raccogliere consensi, è forse perchè ha cercato di essere autentico, senza furbate o morbositè. Inoltre, non volevo indagare l’eziopatogenesi della tossicodipendenza o della transizione, accogliendo il modello epistemologico popperiano, “Resto umano” è la storia di Miki che, oggi, offre a tanti il suo sentire con un messaggio forte: cambiare si può così come imparare ad amarsi e ad amare gli altri. Se Miki è riuscito a rivedere le proprie menzogne, perchè anche il lettore non potrebbe trarre spunto da ciò per fare altrettanto con le proprie, qualsiasi esse siano.

L’aspetto che salta agli occhi durante la lettura di “Resto Umano” è che si tratti, quasi, di una storia nella storia in cui vengono affrontati, con la stessa determinazione e sincerità sia gli aspetti legati alla disforia di genere che quelli legati alla storia di tossicodipendenza. Quali sono le difficoltà maggiori che ha incontrato durante la stesura e la promozione del libro?
La storia di tossicodipendenza è quella in cui mi sono ritrovata di più. Lavoro con le dipendenze patologiche da diversi anni e sono tante le storie che ho ascoltato. Non nascondo, però, che ogni volta è il rinnovarsi di un dolore per tanti facili giudizi e pregiudizi che accompagnano le persone portatrici di queste problematiche. La disforia di genere, invece, è un mondo con non conoscevo. Ho pensato di non essere capace di raccontarne un amore. Poi, ascoltando Miki e la sua storia, assieme alle storie di tante altre persone conosciute quando il libro è stato pubblicato, mi sono resa conto che può cambiare l’oggetto d’amore ma il sentito, l’emozioni, l’amare l’altro chiunque esso sia, non è così diverso da quello che definiamo un “normale e naturale” (mi permetto di citare il Garfinkel di “Agnese”) rapporto tra eterosessuali. Non ti nascondo che abbiamo avuto qualche difficoltà nel trovare la Casa Editrice. Il libro è, infatti, di difficile collocazione, essendo per metà narrativa e per metà saggistica… almeno questa è stata la risposta più comune. In ogni caso non sono mancati gli apprezzamenti anche da parte di chi non ha pubblicato “Resto umano” e di questo sono grata ma non posso non esserlo ancora di più nei confronti di Chinaski Editore che ha avuto il coraggio di rendere la storia di Miki un libro.

Miki

Quale voleva essere l’obiettivo nel raccontare la sua storia? E a chi ha indirizzato principalmente il suo racconto?

1) L’obbiettivo di raccontare la mia storia è stato quello di raggiungere più persone e far sapere loro che ci sono tematiche che sembrano lontane, ma sono molto più vicine di quello che immaginiamo, come può essere la disforia di genere, le dipendenze e le conseguenze che queste portano nella vita di una persona. Far sapere alla gente come è facile, pur non vivendo in un ambiente criminale, trovarsi a far parte di esso, come è difficile ma non impossibile, trovarsi a fare i conti ogni giorno con una malattia che agli occhi degli altri ti sei in qualche modo cercato, ma che impari a rispettare perchè in fondo anche lei ti ha insegnato qualcosa, come invece è molto più semplice parlare, ascoltare, chiedere aiuto, cercare e trovare punti di riferimento… non sentirsi soli pur essendo unici… Il messaggio che questo libro vuole dare è che ognuno di noi è comunque artefice della propria vita, che ce la possiamo fare anche quando sembra che sia tutto finito, che basta un sorriso per farti sentire meglio e innescare una catena di eventi “positivi” che ti porteranno ad apprezzare la vita nella sua forma più vera, che per amare gli altri devi prima amare te stesso…

In che modo le sue esperienze di vita le stanno permettendo di sostenere i malati di AIDS del Network Persone Positive?

2) Sono vice presidente nazionale di NPS Italia onlus e presidente della sezione regionale della Puglia, metto a disposizione dei pazienti con HIV innanzitutto la mia forza, la battaglia dura che ho vinto con l’AIDS nel 1996 quando, dopo tante battaglie durate 11 anni, pensava di avermi messo al tappeto. Cerco, per quel che posso, di tutelare i loro diritti, primo tra tutti l’accesso alle cure. Sostengo insieme a tanti volontari NPS battaglie contro la discriminazione che ancora oggi persiste. Mi piace moltissimo “lavorare” con i giovani e per i giovani, la prevenzione è diventata il mio pane quotidiano…

 di Marta Giuliani e Alessandra Recine