Prevenzione dell’Hiv, dubbi sulla profilassi PrEP

PrEP sì o no? Nel corso della VII Conferenza italiana su Aids e retrovirus (Icar), in corso a Riccione, ricercatori, istituzioni e rappresentanti delle associazioni si sono confrontati sulla terapia antiretrovirale per la prevenzione dell’Hiv. La PrEP (profilassi pre-esposizione) si basa sull’assunzione di una pillola, già sperimentata, in persone non sieropositive ad alto rischio, in America.

Al di là dei numeri del suo successo (86% di riduzione della trasmissione del virus), c’è chi non è convinto dell’utilità della PrEP. Un centinaio di infettivologi hanno risposto ad un questionario, promosso dall’Irccs Aou San Martino di Genova, e presentato durante i lavori a Riccione: il 48% dei partecipanti ritiene non vi siano ragioni sufficienti per rendere disponibile la PrEP anche in Italia, ma il 35% la sostiene comunque. Il 71% teme lo spostamento di attenzione da altri interventi preventivi più utili, il 16% teme il rischio di una eccessiva medicalizzazione della prevenzione di Hiv.

Secondo Giulio Maria Corbelli, membro del direttivo di Plus, «la PrEP può avere un ruolo essenziale perché consente, ad esempio, di prevenire l’infezione in persone che nonostante siano bene informate non riescono o non vogliono usare costantemente il preservativo con diversi partner sessuali».

Contraria invece Nps Italia onlus, per l’eccessiva medicalizzazione del sesso, per la mancanza di dati sulla tollerabilità e per gli alti problemi di costi, che non è chiaro ancora su chi dovrebbero ricadere.


Fonte: Healthdesk