Trattamento dell’epatite C nei pazienti con coinf. HCV-HIV

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CROI 2014

L’impiego dell’inibitore della proteasi di nuova generazione simeprevir (Olysio) per il trattamento del virus dell’epatite C (HCV)  ha mostrato un tasso di successo del 79% in pazienti con coinfezione HCV/HIV che si sottoponevano per la prima volta alla terapia anti epatite C.

È il risultato di uno studio in cui è stato somministrato simeprevir in combinazione con interferone pegilato e ribavirina su 106 partecipanti, tutti con HCV di genotipo 1, nessuno dei quali presentava cirrosi epatica. Di questi, 53 erano pazienti naive alla terapia anti-HCV, ossia era la prima volta che vi si sottoponevano.

Principale criterio di valutazione dello studio era il raggiungimento di una risposta virologica sostenuta (Sustained Virological Response, SVR) a 12 settimane dal termine del trattamento. Ad ottenerla sono stati complessivamente il 74% dei partecipanti, e nello specifico il 79% dei pazienti naive e oltre il 50% di quelli che precedentemente non avevano risposto al trattamento standard, la terapia duplice con interferone e ribavirina.

Sono inoltre risultati predittivi di esito positivo il genotipo 1 e uno stadio non avanzato di fibrosi epatica.

Quanto agli effetti collaterali, i più frequenti sono stati cefalea, eruzioni cutanee e nausea.

In uno studio separato si è ottenuto un tasso di successo del 75% in pazienti con coinfezione HCV/HIV trattati con l’inibitore della proteasi faldaprevir in combinazione con interferone pegilato e ribavirina.

I partecipanti erano 308 pazienti coinfetti, tutti con HCV di genotipo 1. Al basale, il 95% presentava livelli di carica virale non rilevabili; la conta dei CD4 media era invece di 540 cellule/mm3.

Per evitare interazioni farmacologiche, il dosaggio del faldaprevir è stato ricalibrato in base agli antiretrovirali assunti nei pazienti trattati con un inibitore della proteasi, efavirenz (Sustiva) o raltegravir (Isentress).

Anche in questo caso il principale criterio di valutazione era il raggiungimento di una risposta virologica sostenuta a 12 settimane dal termine del trattamento, obiettivo centrato complessivamente dal 71-72% dei partecipanti. Come nel caso di altre terapie anti-HCV, il successo del trattamento è risultato correlato al genotipo dell’Interleuchina 28B (IL28B); 88% per il genotipo CC e 64% per il genotipo non-CC.

Gli effetti collaterali più comuni sono stati nausea, diarrea, cefalea, sensazione di spossatezza e di debolezza. In un quinto dei partecipanti sono stati anche registrati aumenti dei valori della bilirubina.

In uno studio è stato somministrato per 24 settimane un trattamento privo di interferone a base di sofosbuvir (Sovaldi) più ribavirina a pazienti con coinfezione HCV/HIV naive al trattamento contro l’epatite C e con HCV di genotipo 1, ottenendo una risposta virologica sostenuta (SVR) nel 75% dei partecipanti. Non è invece risultata altrettanto efficace la somministrazione dello stesso regime per 12 settimane a pazienti con HCV di genotipo 3.

Per lo studio, denominiato PHOTON-1, sono stati arruolati 114 pazienti con HCV di genotipo 1 che non si erano mai sottoposti a terapia anti-HCV in precedenza, ossia, appunto, pazienti naive. I partecipanti hanno assunto per 24 settimane 400mg di sofosbuvir una volta al giorno, più 1000/1200mg di ribavirina a seconda del peso corporeo. Allo studio hanno partecipato anche pazienti con genotipo 2 o 3, dei quali 68 erano pazienti naive e 41 invece erano non-responder, ossia si erano precedentemente sottoposti a terapia anti-HCV senza successo. I pazienti naive hanno assunto sofosbuvir e ribavirina per 12 settimane, mentre i non-responder per 24.

I pazienti naive con genotipo di tipo 1 hanno ottenuto una risposta virologica sostenuta dopo 12 settimane dal termine del trattamento nel 76% dei casi. Uno solo presentava una carica virale di HCV ancora rilevabile dopo aver completato il trattamento, il che abbassa al 75% il tasso di SVR a 24 settimane; tuttavia potrebbe trattarsi di un caso di reinfezione, piuttosto che di recidiva. Nei pazienti con genotipo 2 trattati per 12 settimane, i tassi di SVR a 12 e 24 settimane sono risultati entrambi dell’88%. Nei pazienti con genotipo 3, invece, non si è superato il 67%.

Fonte: aidsmap