Vivere Positivo

Convivendo col virus dal 1987 e partecipando ormai attivamente con siti e associazioni sull’hiv provo a dare uno spiragio di luce a coloro che sentono sulle loro spalle il peso della sieropositività . Premetto che non si tratta di una “ricetta garantita”, magari esistesse, ma di alcuni consigli per rendere vivibile con serenità  la nostra esistenza.
A questi poi va aggiunta una componente fondamentale: il tempo, che varia da una persona all’altra, ma che è necessaria per “metabolizzare” l’esito positivo del test. L’emarginazione e la discriminazione nasce molto spesso proprio da noi stessi, dalla nostra insicurezza e da ciò che abbiamo sempre visto e sentito sull’hiv. Nascondere la nostra condizione ai familiari, per risparmiare un dolore, oltre ad essere spesso fatica sprecata, perchè silenzi e sotterfugi si notano (la nostra famiglia non è stupida e non vive tra le nuvole), minando la serenità  e instaurando il sospetto, può essere negativo proprio per la nostra salute accrescendo la tensione psicologica che è già  minata dall’esito del test ed aumentando la nostra solitudine.
Poterci confidare con le persone che ci amano, come facciamo per un’influenza o un insuccesso lavorativo, ci libererà  l’anima da un peso che, in caso contrario, col passare degli anni diventerà  sempre più insostenibile.
Non vogliamo dare un dispiacere a chi ci vuole bene?
L’amore è anche un atto di sofferenza e mediante la sofferenza si può crescere e migliorarsi, mentre fingersi sani è solo un rimandare il problema e vivere nell’incubo perenne che qualcuno lo scopra comunque.
La sincerità  è sempre preferibile e non solo nell’ambito familiare.
Socialmente non c’è differenza tra un tumore, la pressione alta o la sieropositività .
Sul lavoro, dove esistono rivalità , contrapposizioni politiche o ideologiche, il silenzio può risultare opportuno, ma se ci accorgiamo che, per un motivo o per un altro, “altri sanno”, i tentativi di nascondere la verità  possono essere solo controproducenti e deleteri.
Mentendo, ci mettiamo nella posizione di chi ha un passato o un presente da nascondere, impronunciabile, di cui vergognarsi.
Eppure per quel passato non abbiamo forse già  pagato abbondantemente e con gli interessi?
La verità  ci renderà  fieri di poter informare gli altri su come può essere facile contagiarsi, su come nascondersi nella frase “tanto a me non può succedere” è il primo passo per ritrovarsi hiv+. Non lasciamo che sia la paura irrazionale ad allontanare le persone da noi, standocene chiusi nel nostro rancore e dolore. Non accettiamo le discriminazioni alle quali potremo essere sottoposti tacendo e inghiottendo il rospo, come se fosse dalla parte della ragione chi ci emargina e approfitta della nostra paura.
Molti approfittano di questa situazione, soprattutto sul lavoro, e continuando a tacere facciamo solo il loro gioco che coinvolgerà  poi altri come noi.
In un cerchio senza fine.
Rompiamo questo circolo vizioso ribellandoci una volta per tutte. Viviamo sereni, a testa alta, respirando a pieni polmoni. L’hiv non ci toglie dignità  o umanità . Non togliamocela da soli.