La rete delle strutture
psico-socio-sanitarie non governative
per popolazioni migranti
con problematiche di HIV/AIDS in Italia
Riassunto –
Il National Focal Point italiano ha realizzato lo studio “Creazione di una rete tra le strutture psico-socio-sanitarie non governative che si occupano delle popolazioni mobili con problematiche relative all’infezione da HIV/AIDS in Italia” coordinato dall’Istituto Nazionale Malattie Infettive “L. Spallanzani”.
L’obiettivo è stato quello di fornire un quadro della situazione esistente in Italia relativamente ai servizi psico-socio-sanitari non governativi che si occupano di HIV/AIDS nelle popolazioni mobili.
Il 35% delle 80 strutture contattate ha risposto a una scheda di rilevamento dati riguardante il tipo di organizzazione e di utenza e l’intervento erogato. I risultati ottenuti potrebbero costituire la base per l’elaborazione di linee guida finalizzate all’attivazione di programmi di prevenzione e per la predisposizione di materiale informativo utile per migliorare la visibilità e la fruibilità delle strutture non governative.
L’immigrazione rappresenta uno dei fenomeni più significativi con i quali i Paesi a economia avanzata, tra cui l’Italia, devono confrontarsi. Il Ministero dell’Interno alla fine del 2001 ha registrato 1 362 630 cittadini stranieri con regolare permesso di soggiorno presenti nel nostro Paese.
E’ ben noto, ormai, che il processo migratorio sia fonte di stress e di rischi per la salute del migrante. A ciò si aggiungono, talvolta, notevoli difficoltà per il cittadino migrante nell’accesso e nella fruibilità dei servizi sanitari pubblici e non governativi, questi ultimi tra l’altro potrebbero risultare spesso poco visibili per la stessa utenza straniera .
Tali considerazioni hanno spinto il National Focal Point (NFP) italiano, gruppo di lavoro coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) a realizzare uno studio per la
“Creazione di una rete tra le strutture psico-socio-sanitarie non governative che si occupano delle popolazioni mobili con problematiche relative all’infezione da HIV/AIDS in Italia”.
Il coordinamento scientifico della ricerca, finanziata nell’ambito del IV Progetto AIDS Sociale, è stato affidato all’Istituto Nazionale Malattie Infettive (INMI) “L. Spallanzani” di Roma.
L’obiettivo generale dello studio è stato quello di fornire un quadro aggiornato dell’effettiva situazione esistente nel nostro Paese relativamente ai servizi psico-socio-sanitari non governativi che si occupano in particolare di HIV/AIDS. Ciò per favorire lo scambio tra le varie strutture, facilitare i percorsi di accesso e migliorare la fruibilità dei servizi da parte degli immigrati.
METODOLOGIA
Inizialmente lo studio ha previsto l’individuazione delle strutture psico-socio-sanitarie non governative attraverso gli assessorati regionali, la federazione italiana per il volontariato, le principali società scientifiche e l’archivio aggiornato del Servizio Nazionale Telefono Verde AIDS dell’ISS.
Successivamente le singole strutture sono state contattate (per via telefonica) ed è stato inviato loro un questionario per la raccolta delle informazioni. Tale strumento è stato suddiviso in due parti: una riguardante le informazioni generali sulla struttura, l’altra più specifica riguardante le modalità di accesso al servizio per gli immigrati.
Infine, si è proceduto a elaborare i dati raccolti per la costituzione di una banca dati.
RISULTATI
Sono state individuate 80 strutture psico-socio-sanitarie non governative alle quali è stato inviato il questionario. Il 35% delle strutture contattate che lo hanno restituito compilato, sono cosଠdistribuite: il 35,7% al Nord, il 42,8% al Centro e il 21,5% al Sud.
Dall’analisi delle risposte fornite emerge che nel 25% dei centri il personale ha seguito, nel corso dell’anno precedente, un training di sensibilizzazione su tematiche relative alla salute degli utenti stranieri.
Le attività preminenti svolte dalle strutture intervistate sono: assistenza sociale (72,4%), educazione sanitaria (51,7%), counselling telefonico (34,4%), invio ad altri servizi socio-sanitari (34,4%); il 6,8% delle strutture offre all’utente straniero anche la possibilità di effettuare il test HIV. Il counselling è prevalentemente eseguito da psicologi (47,3%) e da medici (31,5%).
Il 41% dei centri intervistati riferisce difficoltà nel fornire assistenza agli utenti stranieri, legate prevalentemente alle modalità comunicativo-relazionali (50%) e alle tematiche riguardanti la sfera sessuale, quali l’infezione da HIV/AIDS e le malattie sessualmente trasmesse (41%). Solo un quarto delle strutture dispone della figura del mediatore linguistico-culturale.
Per quanto riguarda lo status degli utenti stranieri afferenti alle strutture non governative, il 41,3% ha quello di profugo, il 16,7% di clandestino o sprovvisto di documenti, il 10% ha una documentazione regolare, il 7% è relativo a rifugiati politici, mentre per il 25% lo status legale non è specificato
Gli utenti provengono per il 41,6% da Paesi africani, il 25% da paesi dell’Europa, il 19,4% dalle Americhe e il 14% dall’area asiatica
Le strutture non governative oggetto dello studio, oltre a fornire assistenza psico-socio-sanitaria e counselling, collaborano con Associazioni di Volontariato (76,1%) e con Strutture Sanitarie Nazionali (52,3%).
CONCLUSIONI
Il polimorfismo del fenomeno migratorio italiano per composizione etnica e linguistica, per caratteristiche anagrafiche, per differenziazione del progetto migratorio, rende necessaria l’individuazione di punti di accesso di facile fruizione, in grado di superare rigidità di tempi e di procedure. A ciò si aggiunge l’esigenza di formare figure professionali che possano essere riconosciute dai cittadini stranieri come risorse atte a favorire l’incontro tra il loro bisogno di salute e l’offerta dei servizi. Lo studio, infatti, ha evidenziato la difficoltà degli operatori di strutture non governative a entrare in comunicazione con l’utente straniero, come già emerso da altre ricerche condotte dal NFP italiano, anche relativamente a servizi pubblici .
Per superare le difficoltà insite in questa complessa relazione transculturale si rendono necessari percorsi di aggiornamento/perfezionamento su aspetti legislativi, sanitari, comunicativo-relazionali rivolti a operatori psico-socio-sanitari.
I risultati ottenuti dallo studio potrebbero costituire la base per l’elaborazione di linee guida finalizzate all’attivazione di programmi di prevenzione sull’infezione da HIV/AIDS dirette alle popolazioni mobili e per la predisposizione di materiale informativo da distribuire con l’obiettivo di migliorare la visibilità e la fruibilità delle strutture non governative.
Alla luce di ciò, il NFP italiano ha proseguito il suo impegno nell’ambito di strategie di prevenzione rivolte alle popolazioni straniere anche nell’anno 2003. In particolare il 15 maggio è stato organizzato un Meeting dal titolo “Accessibilità e fruibilità e dei servizi psico-socio-sanitari: la relazione in ambito transculturale” e un percorso formativo che si svolgerà dal 6 al 10 ottobre 2003 presso l’ISS sul “Ruolo del mediatore linguistico-culturale all’interno delle à©quipes psico-socio-sanitarie impegnate nella prevenzione dell’infezione da HIV/AIDS”.